Francis Fukuyama è tra i più autorevoli studiosi e politologi internazionali. Dopo diverse pubblicazioni, fra cui il capolavoro ‘La fine della storia e l’inizio dell’uomo’ e il recente ‘Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi’, lo studioso è tornato in libreria con ‘Il liberalismo e i suoi oppositori’ (Utet). Il libro è una vera e propria difesa del liberalismo classico, grazie al quale dopo la seconda guerra mondiale e soprattutto negli anni Settanta del secolo scorso l’Occidente ha attraversato un periodo di prosperità e benessere che ha interessato anche le classi sociali più basse, attraverso importanti politiche sociali volte a garantire parità di diritti in primis in materia di salute (in Europa) e di istruzione. Il liberalismo con i suoi valori democratici ha creato quindi i presupposti per lo sviluppo della cosiddetta classe media. Eppure, dopo le crisi economiche del nuovo millennio, il sistema liberale è a rischio.
La pandemia da Covid-19 ha messo ancor più in evidenza la crisi di valori che sta interessando l’Occidente. Con l’ascesa delle destre in alcuni Stati occidentali e con l’instaurarsi di regimi dittatoriali in Paesi come la Russia, il liberalismo classico scricchiola già da prima della crisi pandemica. I partiti progressisti, poi, si sono arroccati in politiche identitarie radicali mettendo in secondo piano obiettivi caratteristici delle sinistre, come la lotta alle disuguaglianze sociali a prescindere dalla razza e dal genere.
Il liberalismo classico, ecco chi sono i suoi oppositori secondo Francis Fukuyama
“Il liberalismo classico è un’ampia tenda che contiene una vasta schiera di vedute politiche, tutte comunque concordi sull’importanza fondamentale di giustizia, libertà e parità di diritti”, scrive Fukuyama nel suo nuovo libro aggiungendo che “il liberalismo è stato messo in discussione negli ultimi anni non solo dai populisti di destra ma anche da una rinnovata sinistra progressista”, la quale ritiene che le società liberali non trattino in maniera paritaria tutti i gruppi.
Il liberalismo pone invece i diritti degli individui al di sopra dei gruppi, mettendo in primo piano il diritto di espressione, in primis di parola, e il razionalismo scientifico come apprendimento della verità. Secondo lo studioso, la critica giusta che viene mossa, soprattutto a sinistra, è verso il Neoliberismo economico che è un’evoluzione del liberalismo economico.
Fukuyama spiega che le minacce “arrivano dalla destra populista e dalla sinistra”. La prima è più immediata e politica, la seconda è culturale perché i progressisti “si accontentano di ricorrere a tribunali, agenzie esecutive e al proprio potere sociale e culturale per promuovere la loro agenda”.
La tesi del libro ‘Il liberalismo e i suoi oppositori’
La tesi del nuovo libro di Francis Fukuyama, dunque, per quanto obiettiva, parte dal presupposto che non esiste un’alternativa democratica oggi al liberalismo classico. Il volume è suddiviso in dieci capitoli, in cui vengono esaminate per grandi linee tutte le falle del sistema e le degenerazioni, compreso il Neoliberismo economico, il problema della privacy e della libertà di parola, soprattutto sul web e sui social, e la critica della razionalità che arriva da più parti ma soprattutto dalle teorie complottiste e dalle fake news della destra populista.
Secondo Fukuyama, il trionfo dell’Io, che diventa sovrano e fa diventare l’individuo sempre più egoista e concentrato su se stesso, sta minacciando il liberalismo classico. “Abbracciare i principi del liberalismo classico significherebbe per i conservatori accettare la diversità demografica e saperla mettere al servizio di quei valori conservatori che esulano da aspetti fissi dell’identità”, scrive il politologo, il quale afferma al contempo che la sinistra progressista americana (quindi in una certa misura europea) “è incapace di accettare le effettive differenze politiche e di opinioni religiose”, ovvero i progressisti, secondo Fukuyama, dovranno farsi piacere il fatto che metà dei cittadini dei vari Paesi non concorda con i loro obiettivi e i loro metodi. Secondo il politologo statunitense, è proprio questa intolleranza di destra e di sinistra che sta mettendo a rischio il liberalismo e dunque le democrazie occidentali.
Conclusioni
Il libro è molto particolareggiato e affronta più aspetti che in questa recensione per onestà intellettuale, oltre che per un fattore di spazio e tempo, non possono essere riassunti; dunque il mio suggerimento è di leggere il volume cercando di coglierne il senso senza far diventare i concetti espressi dall’autore degli assunti bensì un punto di riferimento (l’analisi è razionale e basata su fatti storici) per farsi una propria idea. Recensione di Maria Ianniciello