La storia della Galleria Carla Sozzani di Milano raccontata attraverso una mostra e un libro che propongono le immagini di ventidue anni di appassionata attività. L’esposizione sarà inaugurata sabato 12 gennaio 2012 e rimarrà aperta al pubblico fino al 10 febbraio. Inconsueta la celebrazione di un anniversario non convenzionale, ma l’inconsueto è stato struttura portante della galleria con autori, al tempo dell’esposizione, molto poco noti se non ignorati, o di coraggiose scelte. Vi è, però, una ragione tecnica, e nel contempo emozionale, legata ad un libro.
Carla Sozzani nell’anniversario dei suoi vent’anni di galleria desiderava pubblicare un volume che ne scandisse il viaggio nell’avventura della fotografia: 1990 (anno d’inaugurazione) 2010. Il volume cresceva, tante erano state le mostre e tutte importanti, gli autori e le immagini. Il tempo trascorreva e il traguardo del 2010 fu superato, così si arrivò all’anno seguente ed ancora un anno, 2012. Questo libro è un percorso storico che coinvolge non solo la galleria, ma la storia della cultura – nei limiti logici. Appunti per saper vedere e capire.
Nel 1990, la galleria è in divenire. In maggio, Kris Ruhs progetta la sua prima installazione in armonica aderenza con quei muri ancora in nudo cemento. Nella mostra attuale, lo spazio centrale è dominato da un’opera di Kris Ruhs e lungo le pareti si snoda la storia per immagini della galleria.
Per ogni anno, in parallelo con il libro, sono stati selezionati alcuni autori significativi: nel settembre del 1990, inaugurazione ufficiale, la galleria presenta Louise Dahl-Wolfe, oggi celebrata, all’epoca ben pochi conoscevano il suo nome; segue Carlo Mollino, rispettato da architetti ed esperti di design, ma la sorpresa furono le sue polaroid. E via con Man Ray, Lilian Bassman e Horst P.Horst. Ed Helmut Newton nel 1993, astro nascente che si imporrà fra i più lusingati fotografi contemporanei. E lo schivo Steven Meisel che rifiuta mostre e la pubblicazione di libri, un’occasione davvero unica.
E chi è il signor Drtikol? Si chiedevano stupiti i visitatori della galleria nel 1994, di fronte a quelle immagini di donne atipiche dal gusto un po’ retrò. E quegli umili lavoratori di Irving Penn, così poco noti e così straordinari, sopraffatti dalle immagini famose. E quel commovente ultimo messaggio che la diva di tutte le dive, Marilyn, affida all’obiettivo di Bert Stern. Nella storia della musica e del costume, ‘Woodstock’ ha spazzato via per sempre una cultura, nelle fotografie di Elliott Landy, lui era là.
Mostre ed ancora mostre che portano in Italia personaggi di grandissimo rispetto che mai si aveva avuto l’occasione di ammirare: Sarah Moon nel 1996, un’anticipazione; il genio della fotografia di architettura Julius Shulman; e Ralph Eugene Meatyard che soltanto in anni recentissimi i suoi connazionali americani hanno cominciato a rivalutare; Anton Bruehl, perduto nelle pieghe di una storia troppo spesso superficiale; e il giapponese Shoji Ueda e, l‘altro maestro, Eikoh Hosoe, assolute rivelazioni, come Francesca Woodman già nel 2001, Mario Cravo Neto e Luìs Gonzalez Palma, Kwong Chi Tseng che precorre la cino-mania che sta investendo le nostre gallerie d’arte. “Una mostra, un libro” testimonia l’attenzione costante, la cura, la fantasia e l’amore di una gallerista, meglio di una donna che ha trasformato una passione privata in un bene per tutti.