Qual è il compito dello storico? Sicuramente quello di tramandare i fatti, di ricordare quanto avvenuto, di tenere viva la memoria del passato. Ma la Storia insegna che, talvolta, il primato del ricordo deve lasciare il posto all’oblio. Ci sono momenti, infatti, in cui sarebbe più opportuno dimenticare, tralasciare qualcosa, così che si possa andare avanti, ricomporre una comunità divisa. Una memoria quasi intermittente, verrebbe da dire, che il giornalista e storico Paolo Mieli ripercorre nel suo ultimo libro, edito da Rizzoli. Si intitola “I conti con la storia” e in più di quattrocento pagine attraversa due millenni di Storia, di storie e di persone, ma anche di interpretazioni dei fatti, di valutazioni errate, di menzogne, di ricordo e di oblio. Era, ad esempio, il V secolo quando ad Atene si impose il cosiddetto “Patto dell’oblio”, un patto che a chiusura del regime dei Trenta Tiranni vietava a tutti i cittadini di rivangare quanto avvenuto in passato. Una scelta che, come dicevamo, ha voluto anteporre la salvezza di Atene, della comunità, al desiderio di vendetta, alle rivalse private.
Da quella scelta lontana, la storia si è trovata altre volte a imporre di dimenticare, di cancellare qualche evento per dare il tempo alle persone di rimettere in ordine, almeno provvisoriamente, quanto distrutto. Una lunga riflessione, quella dell’attuale presidente di RCS Libri, che pagina dopo pagina ci porta a comprendere quanto oggi, terminato il secolo delle ideologiche novecentesche, sia importante trovare il modo per fare i conti con la memoria condivisa. Sì, perché la fine della Guerra Fredda non ha coinciso, almeno per il giornalista, con la fine della strumentalizzazione politica di quanto avvenuto in passato: «nuove dottrine e nuovi radicalismi sono entrati in campo e si sono mescolati con quel che rimaneva delle vecchie fedi; tutte insieme poi hanno viziato l’aria, rendendo impossibile agli analisti e ai raccontatori del passato di prendere il fiato necessario per un’impresa che potesse dirsi di grande respiro».
Urge, quindi, una rilettura di oltre due millenni di storia: dalla Firenze di Savonarola alla Roma del Fascismo, dall’inquisizione alla tratta degli schiavi, Mieli ci conduce in un viaggio nella memoria intermittente, nella speranza che attraverso un metodo privo di preconcetti, pregiudizi, allora saremo capaci di fissare una base comune per conoscere il passato.
Il nuovo libro di Paolo Mieli sarà presentato dall’autore venerdì 14 febbraio alle 17.30, presso la Feltrinelli Libri e Musica di via S. Caterina e Chiara 23, Napoli. Insieme a Mieli interverranno Giuseppe Galasso, Ernesto Galli della Loggia e Umberto Ranieri.