Ad Aliano, in provincia di Matera, dal 29 al 31 agosto 2013, si è svolto il Festival La Luna e i Calanchi, una manifestazione sulla paesologia, ideata da Franco Arminio, che rientra in un progetto molto più ampio, volto a coniugare, nei luoghi in cui è vissuto Carlo Levi, Poesia, Arte e Ambiente. Nell’ambito del festival, l’artista irpina, Livia Paola Di Chiara, ha presentato I.A.I., un progetto innovativo, in cui Arte e Tecnologia si intrecciano. I.A.I. sta per Identità/Alterità/Intimità, le tre dimensioni dell’individuo dove l’identità definisce l’ordinario, l’alterità circoscrive la consuetudine e l’intimità apre allo scenario confidenziale e familiare. In particolare sono state fotografate tre donne irpine, in tre pose diverse, ma, per ammirare la terza immagine, l’utente deve effettuare la scansione del QR code attraverso un dispositivo.
«Ad Aliano il problema è sorto, ovviamente, nel momento in cui il fruitore non aveva con sé uno smartphone o un tablet- spiega Livia Paola Di Chiara-. Ma, se è vero che il limite ce l’ha chi lo riconosce, è altrettanto vero che questo limite ha aperto uno scenario inaspettato e sorprendente; la socializzazione tra le persone ha screditato un altro stereotipo, cioè che l’uso dei dispositivi ci renda più soli, asociali. Gente che non si conosceva ha socializzato per poter completare il trittico. La curiosità è stata più forte dell’inibizione». Per vedere la terza fotografia, il fruitore deve quindi disporre o scaricare una semplice app che legga i QR code, inquadrare il codice esposto e infine visionare l’immagine nascosta sul suo dispositivo.
L’artista irpina spiega che «la tecnologia è un mezzo che muta le sue classiche funzioni per diventare l’unico strumento che ci consente di accedere al privato». Il progetto, precisa Di Chiara, «è nato per caso… diciamo pure… per un’intuizione, osservando alcune persone di spalle. Casualmente l’occhio è caduto sulla precisione geometrica dell’acconciatura di una donna. Ho fatto quindi un percorso a ritroso, dalle mani che intrecciavano fino al gesto del “pettinare” e poi il resto è venuto da sé. Volevo fare luce su una sfera del privato». Quindi, il fulcro del lavoro è la pettinatura “a crocchia” e non le donne, le quali, afferma Livia Paola, «”nascondono” la loro docile bellezza intrecciandola con un’aurea di austerità che definisce un’identità “altra”».
I.A.I. è stato allestito presso Palazzo Scardaccione, una location suggestiva scelta quasi per rievocare un passato lontano che sta scomparendo ma che ci condizionerà per sempre. Perché noi siamo figli di quel Passato. L’acconciatura delle donne fotografate è, infatti, Storia, così come il Palazzo, dove le finestre aperte ci predispongono verso un mondo in divenire, una società che cambia…
Per poter visionare il progetto clicca qui
m.i.