Il caffè è un punto fermo nella vita di Qamar: espresso e vigoroso come lo beve la madre, ingentilito da un goccio di latte, come piace al marito, oppure fatto bollire tre volte, amaro e profumato di cardamomo, come ha imparato a berlo in Giordania. Qamar fin da piccola è in equilibrio tra due mondi: gli inverni, la vita quotidiana a Milano e le estati trascorse ad Amman, in Giordania, ospite della famiglia musulmana del padre. Lunghe giornate passate a giocare per strada in mezzo a torme di bambini scatenati, finché compie tredici anni, diventando ufficialmente donna. Sottratta a ogni contatto promiscuo, Qamar inizia a confrontarsi dolorosamente con le differenze profonde tra le due culture di cui è figlia. Eppure, nelle bianche mattine insieme alle donne di famiglia, viene anche introdotta al fascino assoluto dell’antico rituale del caffè: nonna, zie, sorelle, cognate riunite nel salotto chiacchierano, sorseggiano la bevanda bollente e si preparano a conoscere il proprio destino. Ma solo una, ogni giorno, è la prescelta per l’interpretazione dei fondi da parte di Khalto Sherin, che sa leggere nel sedimento i segreti del cuore e del futuro. Anni dopo, di fronte al dolore di una maternità mancata, Qamar sentirà la necessità di recuperare le proprie radici e ripensare alle parole ascoltate il giorno lontano in cui lesse la propria vita nel fondo di caffè.
Emozioni dal sapore intenso in Il caffè delle donne di Widad Tamimi (Mondadori, 300 pagg., 14,88 euro), in uscita il prossimo 4 settembre, un romanzo che attraversa due continenti e due culture alla ricerca di un equilibrio non sempre facile da trovare per chi vive sul filo che unisce mondi diversi.