I grandi classici: Il Conte di Montecristo

Quanto credete che un uomo possa attendere per mettere in atto la propria vendetta? Ebbene il protagonista de “Il Conte di Montecristo” ha avuto ben quattordici anni per dare una risposta a questa domanda. Siamo a Marsiglia nel 1814. Edmond Dantes, marinaio ventenne imbarcato sulla nave Pharaon, sta per sposare l’amata Mercedes e sta per diventare Capitano della nave: basterebbe la metà di queste notizie a rendere felice una giovane vita come quella di Edmond, purtroppo il suo futuro prossimo è tutt’altro che roseo. Il giorno della sua promessa di matrimonio infatti le guardie del Re lo arrestano ingiustamente con l’accusa di essere un fedele bonapartista e lo rinchiudono nella prigione del Castello D’If, il maestoso istituto di pena che sovrasta uno spuntone di roccia a largo delle coste marsigliesi. Di qui una lunga prigionia, la scoperta di un favoloso tesoro e una nuova vita, una nuova identità: tutto questo per raggiungere un unico obiettivo, la vendetta. Alexandre Dumas padre pubblica questa storia come romanzo d’appendice, tra il 1844 e il 1846. Il testo è tutto imbevuto di Ottocento: oltre al leitmotiv di tutta l’opera, la vendetta, il lettore si trova coinvolto in duelli, travestimenti, segreti inconfessabili e poi ancora in viaggio tra Roma e Parigi, il Carnevale, le feste da ballo e l’incontro con i banditi. Tutti ingredienti che servono a far sì che questo romanzone del XIX secolo sia ancora oggi una pietra miliare della letteratura mondiale.

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Se vi trovate tra le mani un’edizione degli anni ’80 de “Il Conte di Montecristo”, curata da un certo Emilio Franceschini, è bene che sappiate che in realtà costui non esiste. In pratica si tratta di una ristampa della stessa traduzione che circolava in Italia già da anni, una versione riveduta e corretta che manca di alcune parti. Ad esempio l’abate Faria (che rivela ad Edmond il luogo dove troverà il tesoro) è chiamato sempre col suo nome, ma mai abate, così come manca molta della parte in cui lo stesso Faria spiega ad Edmond perché egli si trovi in prigione. Inoltre in questa edizione tutti i nomi sono stati italianizzati, alla maniera delle traduzioni molto in voga durante tutto il “ventennio”. Solo tra il 2010 e il 2014 sono state pubblicate alcune edizioni del testo integrale che finalmente ci restituisce anche le parti mancanti. Sappiate che in un certo senso il tesoro di Montecristo, di cui si parlava già secoli prima del romanzo di Dumas, esiste davvero, solo non si trovava dove si credeva che fosse. Infatti nel 2004 è stato rinvenuto a Sovana di Soriano, Grosseto, un tesoretto in monete coniate nella seconda metà del V secolo dopo Cristo. Stavolta la leggenda è da considerarsi attendibile anche se solo in parte, in quanto l’ubicazione di quel tesoro era indicata sotto l’altare della chiesa di San Mamiliano: il problema è che non si trattava di san Mamiliano a Montecristo, dove in effetti il santo era morto nel 460, bensì nell’omonima chiesa di Sovana, dove oggi riposano le spoglie del vescovo e santo palermitano. Gli archeologi che hanno fatto la bella scoperta ritengono di aver svelato il mistero del tesoro di Montecristo, in quanto i particolari che accomunano le secolari leggende e il rinvenimento del coccio contenente le monete a Sovana sono troppo simili. Ad ogni modo, se le visite all’isola di Montecristo sono limitatissime e per accedervi ci sono pratiche lunghissime da sbrigare, il tesoro di Sovana è esposto nel museo cittadino già dallo scorso mese di luglio, dove tutti potranno ammirare queste monete straordinariamente conservate.

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Come successo con altri romanzi, anche “Il Conte di Montecristo” ha avuto le sue trasposizioni sul piccolo e grande schermo, partendo dall’epoca del cinema muto all’inizio del ‘900 fino ad arrivare ai giorni nostri. Oltre al cinema, anche la televisione ha riproposto la storia di Edmond Dantes: tra le tante versioni ricordiamo quella anglo-italiana del 1975 con Richard Chamberlain o quella più recente (1998) con Gérard Depardieu e Ornella Muti, ma sicuramente non possiamo non citare lo sceneggiato RAI del 1966 per la regia di Edmo Fenoglio con Andrea Giordana nel ruolo del Conte. Giordana è qui al suo primo lavoro importante e in effetti nonostante la sua giovane età, ci offre un Dantes/Montecristo molto convincente in tutti gli otto episodi di cui si compone questa edizione TV. In verità a distanza di anni, Andrea Giordana viene ancora identificato con questo personaggio, tanto che a metà degli anni ’80 nel programma tv della Fininvest “Viva le donne”, di cui lo stesso Giordana è conduttore, Maurizio Micheli, che lo affianca nei panni della disinibita Susy, ancora lo chiama confidenzialmente “Il Conte di Montecristo”. A questo punto non possiamo fare altro, sin da questo primo appuntamento, che consigliarvi la lettura di quest’opera, magari accompagnandola a un sigaro o, perché no, con un bicchiere di un buon brandy invecchiato.

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