Il corpo elettrico: così definisce Jennifer Guerra il corpo femminile nel suo libro d’esordio (edizioni Tlon) che prende il titolo da una poesia di Walt Whitman. La giornalista venticinquenne precisa, infatti, che anima e corpo non sono scissi perché la materia è animata da emozioni ed istinti che non possono essere oppressi da pregiudizi e modelli precostituiti ad arte da chi detiene il potere. Nel libro Jennifer Guerra ripercorre inoltre le tappe del movimento femminista, mostrandoci come le idee del femminismo si sia evolute in base ai tempi.
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“ (…) Il corpo delle donne, a prescindere da cosa abbiano in mezzo alle gambe, è il corpo per eccellenza. Chris Kraus nel suo meraviglioso romanzo I Love Dick dice una cosa importantissima: «Per me il semplice fatto che le donne parlino, siano paradossali, inspiegabili, volubili, autodistruttive, ma soprattutto pubbliche, è la cosa più rivoluzionaria del mondo». Il concetto di “pubblico” sembra la cosa più estranea che ci sia al nostro corpo, che siamo abituate a pensare nella sua forma privata e personale. Ma in realtà i nostri corpi non sono semplice-mente nostri: c’è sempre un’autorità con cui dobbiamo fare i conti. Sono esposti, regolamentati, sfruttati, ingabbiati, scherniti, giudicati, toccati. E per questo sono un terreno politico, uno spazio fisico dove possiamo giocar-ci la nostra rivoluzione. Per anni le donne hanno fatto politica tramite il loro corpo, battagliando sul diritto all’aborto, sul riconoscimento dell’identità trans, sulla tutela dalla violenza di genere. Così facendo hanno reso il loro corpo pubblico, come mai prima era stato fatto. È necessario ripartire dal corpo, il bene che nessuno può toglierci. (…)”
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Il corpo elettrico di Jennifer Guerra
Per Jennifer Guerra un corpo elettrico è un corpo politico. L’autrice in questo libro di 152 pagine ci offre diversi spunti per riflettere su come consideriamo noi stesse e come veniamo valutate in una società ancora patriarcale. Il libro di Guerra è altresì uno strumento di indagine che apre una parentesi necessaria in un sistema che dà molto risalto all’apparenza spiegandoci che i corpi femminili sono diventati dei contenitori perché noi stesse abbiamo l’obiettivo primordiale ed inculcato di piacere a tutti i costi. Come ci vedono gli altri? E come possiamo soddisfare le aspettative altrui? Queste sono le domande che hanno martellato e martellano tuttora il cervello femminile.
E allora quel rossetto messo la mattina è il frutto di un nostro desiderio oppure di un condizionamento esterno che ci vuole perfette? Ed è proprio la parola desiderio ad essere al centro del libro. Un desiderio che ha il diritto di esistere, proprio come il ciclo mestruale (il tabù dei tabù), e dunque di espandersi e di manifestarsi. Cosa desideriamo per davvero e come possiamo esprimere i nostri desideri mediante il corpo che costantemente viene messo sotto la lente di ingrandimento, sin da quando siamo molto piccole?
“Le bambine sono abituate sin dall’infanzia a giocare con le bambole, mentre i coetanei maschi con le costruzioni. Alle bambine si dice di non correre per non sporcare il vestito – non sia mai rovinassero la loro immagine esteriore! – mentre il bambino viene incoraggiato a muoversi e giocare come meglio crede. Sono esempi banali, quotidiani, se vogliamo, triti e ritriti. Ovviamente questi condizionamenti non terminano con la fine dell’infanzia, ma si protraggono per tutta la vita. È dimostrato infatti che tale educazione così differenziata produce, soprattutto nelle bambine, grossi problemi di autostima”.
Corpi sacrificati… corpi morti
E poi c’è quell’idea malsana del sacrificio, della rinuncia, dell’accettazione, del martirio, del senso di colpa.
Scrive Jennifer Guerra: “La donna perfetta è quella morta. Mi sono ritrovata a pensarlo molte volte. Da morte siamo tutte ottime madri, compagne, figlie, sorelle. Instancabili lavoratrici, colleghe esemplari. Ci raccontano così i giornali, le televisioni, a volte persino le fiction che vengono realizzate sulle nostre vite. Non sono solo le vicine di casa intervistate dal TG all’ora di cena a dirlo. Sono anche i giornalisti, che nel riportare i vari casi di femminicidio – 151 nel 2018, uccise nell’80,5% dei casi da un partner, attuale o ex, da un familiare o da un conoscente – non possono limitarsi alla cronaca, ma a volte aggiungono (o si inventano) dettagli da romanzo Harmony, magari corredando l’articolo di una bella foto della donna uccisa abbracciata all’assassino”.
E poi la giornalista aggiunge: “Il corpo della donna morta riveste, nell’ordine simbolico, una grandissima importanza. Si potrebbe dire che è un archetipo che agisce nell’inconscio collettivo, che ha forgiato la nostra storia al pari o forse più di tan- ti altri archetipi. Quando non è sessualizzato, il corpo femminile è il corpo del dolore e della sofferenza”.
Nel libro si accenna inoltre alla spaccatura che c’è all’interno del femminismo contemporaneo dove ci sono per esempio correnti che escludono dalla lotta le donne trans. Il corpo elettrico di Jennifer Guerra è dunque un ottimo punto di partenza per approfondire una tematica di vitale importante per il benessere non solo femminile ma della nostra società che va ripensata in un’ottica inclusiva. Maria Ianniciello
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