Nel calderone del Salone del Libro di Torino, composto da mille eventi, abbiamo scovato delle vere e proprie chicche. Notizie di grande rilevanza culturale che, nell’ambito dei Padiglioni del Lingotto Fiere, potrebbero passare inosservati e nessuno si scandalizzerebbe. Ma noi sapevamo. Tra le diverse ricorrenze che si sono celebrate durante questa ventottesima edizione, una riguardava proprio lui, Sua Maestà il libro, con il 550esimo anniversario della prima stampa in Italia (1465 – 2015). Sapete quale fu il libro e dove avvenne la realizzazione del prezioso oggetto? Il De Oratore di Cicerone fu stampato nel 1465 in quel di Subiaco, nel Lazio, e non a caso questa Regione era l’ospite d’onore del Salone di Torino. Furono due allievi di Gutenberg nel 1464, fuggiti da Magonza assediata, ad arrivare nella cittadina laziale, ospiti dell’Abbazia di Santa Scolastica, e lì impiantarono la prima stamperia italiana. Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz trovarono nella cittadina un ambiente accogliente anche grazie alla presenza di molti monaci tedeschi. Negli scriptoria sublacensi di Santa Scolastica e del Sacro Speco, i due giovani poterono trovare una quantità incredibile di manoscritti da utilizzare come originali delle loro opere e decisero di dar vita alla prima raccolta a stampa di autori latini classici e cristiani. Un vero programma editoriale, prima ancora che a Roma, Venezia e Parigi, vide la luce proprio a Subiaco, grazie all’utilizzo dell’invenzione di Gutenberg, quei caratteri mobili che cambiarono la storia della stampa. Il De Oratore inaugurò il catalogo dei due tipografi.
La curiosità ci ha spinti, proprio nella giornata iniziale della kermesse, allo stand della Regione capitanata dalla scrittrice (nonché Assessore alla Cultura) Lidia Ravera, dove si è tenuta la conferenza dedicata alla presentazione della preziosa copia anastatica. E’ stato bello percepire l’emozione e l’orgoglio delle autorità sublacensi, rappresentate dal Sindaco di Subiaco Francesco Pelliccia, che ha illustrato le potenzialità di un’operazione culturale per lo sviluppo economico e turistico del loro territorio, tanto per rispondere a chi, non molto tempo fa, infelicemente affermò che con la cultura non si mangia. «Esattamente, questa è proprio la nostra idea – ha dichiarato il sindaco al nostro microfono –. Creare, attraverso la valorizzazione dei nostri primati culturali, un’opportunità per la nostra terra. Significa incrementare il flusso turistico e chiaramente migliorare le condizioni socioeconomiche della città di Subiaco e della Valle dell’Aniene. I nostri primati sono essenzialmente due. Il primo è questo della stampa, Subiaco è la culla della stampa in Italia, qui venne impiantata la prima tipografia a caratteri mobili.
Il secondo è la presenza di San Benedetto da Norcia per trenta anni, oggi Patrono d’Europa, e che qui ideò la sua regola e che poi a Montecassino mise su carta. Partendo da questi due primati, è nostra seria intenzione creare, con orgoglio, un vero programma di sviluppo come prodotto turistico, toccando più target. Non solo gli accademici, ma anche le persone comuni…portare il visitatore in un vero circuito della stampa e diffondere la cultura. E la presenza del De Oratore qui a Torino è una grande emozione per tutti noi». E proprio il prezioso libro sta là, protagonista, in una teca, sospeso nel tempo, quasi protetto dal chiasso infernale ininterrotto del Salone. Mentre Lidia Ravera sottolinea l’importanza della circolazione delle idee in un posto come questo e di come lo stand del Lazio si avvicini alla sua idea «di quel che dovrebbe essere la cultura. Le idee devono far rumore e qui sembra proprio un bar della cultura, uno spazio aperto a chiunque, semplice ed accogliente», io bracco da vicino Sara Mascherpa, componente del Comitato La Culla della Stampa. E’ un fiume di entusiasmo, felice di potermi raccontare la procedura per la realizzazione della copia esposta. «Da circa due anni stiamo lavorando a questo progetto – ci racconta Sara – in vista del 550esimo anniversario del primo libro stampato e soprattutto perché nel luogo dove è nato non esiste più copia. Mentre sono conservati gli originali degli altri incunaboli stampati, del primo non c’è più traccia. La prima molla è stata quindi quella di voler riportare, all’interno della Biblioteca Nazionale Monumentale di Santa Scolastica, una copia di quel primo libro. C’è stato prima tutto l’iter autorizzativo, ci siamo messi in contatto col Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, il cui sottosegretario Borletti Buitoni ha sposato con passione la nostra causa. Dopodichè siamo entrati in contatto con la Biblioteca Angelica di Roma, in cui c’è una delle 17 copie ancora esistenti al mondo del De Oratore». E qui viene il bello, perché il procedimento tecnico per la copia è straordinario. «E sì – continua Mascherpa – perché una volta ottenuta l’autorizzazione, un fotografo scelto dalla Biblioteca Angelica, è potuto entrare per il lavoro di riproduzione fotografica. Completato il suo ruolo, è subentrato il grafico, con un lavoro immane e preziosissimo, che ha corretto e lavorato su ogni singola fotografia delle pagine eliminandone tutti i difetti. Tanto per farvi capire, le pagine non potevano essere toccate, per cui lui ha lavorato per eliminare le curvature fotografate, un lavoro pazzesco. Dopodichè abbiamo potuto cominciare a parlare di carta e stampa. Volevamo una carta che somigliasse il più possibile alla carta originale e ci siamo rivolti alla PressUp che ha utilizzato la stampante Indigo della HP, una tecnologia all’avanguardia per la stampa digitale. Un metodo modernissimo che garantisce una fedeltà all’originale, in termini di colori e di nitidezza di immagine, che la stampa in offset non ci avrebbe garantito». Molte realtà hanno contribuito, sinergicamente, alla riuscita di questo progetto. Le cartiere Fedrigoni, ad esempio, hanno messo a disposizione gratuitamente la pregiata Tintoretto, una carta naturale marcata a feltro. «Bisogna dirle queste cose! – aggiunge Mascherpa – Tutta l’operazione ha voluto nascere esclusivamente come operazione culturale e non commerciale. Le copie che noi andremo a realizzare, che saranno una prima tiratura di 275 copie di pregio, affiancata da un’altra tiratura più economica di 700 copie realizzate in offset, nessuna di queste sarà messa in vendita ma tutte saranno inviate, per volontà espressa dell’Abbate dei Monasteri sublacensi, presidente del nostro Comitato, alle Biblioteche e ai Centri di Studio di tutta Europa». Un patrimonio realizzato sinergicamente e messo a disposizione del mondo culturale europeo, un ulteriore merito del Comitato La culla della Stampa, nato dieci anni fa in occasione dell’anno internazionale del libro. Dal Salone di Torino, la copia anastatica salperà alla volta di Milano dove il 28 giugno, nell’ambito dell’Expo, si terrà una Lectio Magistralis di Umberto Eco sul De Oratore di Cicerone e a dicembre sarà presente anche nella Fiera “Più libri, più liberi” di Roma (dedicata alla piccola e media editoria) con uno stand in cui ci saranno anche i laboratori della carta per tutta la durata della manifestazione. La cultura non ha frontiere, da Subiaco a Torino, Roma, l’intera Europa diventa l’ideale teca con cui proteggere e mostrare la nostra cultura.
Paolo Leone