Il Dio della colpa, come Connelly nessuno (per ora)

Il Dio Della Colpa – in Italia grazie a Piemme Edizioni – segna il ritorno (dopo un breve periodo di assenza) di Michael Connelly, uno fra gli autori più stimati e apprezzati della moderna letteratura. Colui che ha reso celebre il famigerato detective Bosch (recentemente è stata sviluppata anche una serie tv a lui dedicata). Con questo romanzo, Connelly torna al dramma legale riportando fra le sue pagine il famoso avvocato penalista Mickey Haller. Con uno stile dettagliato ma per nulla aulico e con una storia dalle mille sfaccettature, che riesce sempre e comunque a stupire il lettore, il nuovo libro è già un cult. Il romanzo è reso tale perché l’autore, senza dimenticare tutte le caratteristiche peculiari che lo hanno consacrato come ‘genio’ del thriller, va a costruire un archetipo narrativo dal grande impatto che, pagina dopo pagina, trasporta il lettore nei meandri di una Los Angeles cupa e che sa nascondere molto bene i suoi segreti.

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Il Dio Della Colpa di Michael Connelly è un thriller giudiziario dall’alto profilo, un caso che apre una ferita ancora aperta, mai risanata, nello spirito dell’avvocato Haller. Lui è un penalista, un uomo che sa come ‘giocare’ a suo piacimento con la legge stessa; è un avvocato che vive alla giornata, ha un passato tormentato alle spalle (due matrimoni falliti e una figlia che non gli rivolge più la parola) ma soprattutto ha un gran fiuto per gli affari e capisce quando un cliente sta mentendo. “Tutt’a un tratto mi venne in mente una delle ultime cose che mi aveva detto Hayley, mia figlia, prima di tagliare i ponti con me. Aveva definito i miei clienti degli scarti della società, gente pronta solo ad arraffare tutto quello che poteva, a sfruttare gli altri, e, se era il caso, anche a uccidere. Fino a questo momento non potevo certo darle torto. La lista dei miei assistiti comprendeva un ladro d’auto che prendeva di mira le vecchie signore, uno stupratore, un truffatore che aveva sottratto dei soldi da un fondo destinato agli studenti e delinquenti di altro tipo. Ora molto probabilmente avrei aggiunto alla lista un presunto assassino, che operava sul mercato del sesso”. Tutto accade per caso, però, nel romanzo di Connelly che, in oltre 400 pagine, non smette di tenere il lettore con il fiato sospeso. Haller riceve un messaggio da Lorna, la sua segreteria, con scritto ‘187’. “Il fatto che avesse citato il numero che, nel codice penale della California, corrispondeva all’omicidio, catturò la mia attenzione. Era ora di andare”. Un omicidio appunto, una vecchia conoscenza dell’avvocato (una prostituta che pareva aver imboccato la retta via) fa scattare una serie di drammatiche situazioni e mette in moto un’indagine che scandaglia il mondo della cyber-prostituzione, alla ricerca di un’amara verità nascosta all’ombra dei locali più cool e alla moda di Los Angeles.

Sono rari i casi in cui i romanzi di Michael Connelly si tramutano in un nulla di fatto e, sicuramente, Il Dio Della Colpa non è fra questi. Con uno stile incisivo ma quasi colloquiale e con un ritmo serrato, l’autore tratteggia il thriller legale perfetto, un racconto che riesce a soppesare le due anime del romanzo stesso. Infatti, se da una parte siamo proiettati nei meandri del sistema giudiziario americano e ne conosciamo i suoi pochi pregi e tanti difetti – dato che l’autore è fin troppo bravo nel districarsi in questo ambiente – dall’altra ci sono i dilemmi interiori di Haller; l’avvocato che da sempre deve fare i conti con i fantasmi del passato, si trova spaesato quando Giselle (la vittima) si palesa di nuovo nella sua vita. Il ritorno di questa donna dal fascino magnetico e dai mille segreti è il punto di rottura, la goccia che fa traboccare le certezze del protagonista, la donna capace di scuotere fin nel profondo sentimenti e sensazioni di un uomo tutto d’un pezzo. Giselle benché compaia solo in alcuni flashback, è una costante nel romanzo, una sorta di co-protagonista onnisciente che alle spalle di Haller muove i fili della vicenda.

©MJ Kim
©MJ Kim

Il Dio della Colpa di Michael Connelly è sì un thriller mozzafiato ma rimane comunque un romanzo mono dimensionale, nel quale traspare solo ed esclusivamente la figura di Mickey; attorno a lui navigano e interagiscono molti personaggi dalle mille sfaccettature – da Lorna alla camaleontica Jennifer fino al detective Cisco – e il manoscritto in questo pecca di superiorità, dando fin troppo spago alla figura di Haller che, in realtà alla fin fine, finisce per predominare su tutto. Imperfezioni stilistiche a parte, Connelly costruisce nuovamente un romanzo assolutamente magnetico (come sempre non dimentica i punti fermi della sua narrazione), da leggere tutto d’un fiato e con la consapevolezza che nonostante il panorama di genere sia costellato di molti – troppi – romanzi che si avvicinano al suo stile, nulla pare scalfire il primato. Far tornare l’avvocato Haller, il fratellastro del detective Bosch (il quale fa anche una breve apparizione in questo romanzo) è un modo per spezzare la monotonia e tornare a un racconto fulgido, perfetto nella sua interezza e dal grande(issimo) fascino.

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