Sono cresciuta nell’entroterra campano a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Vivendo in campagna e trascorrendo la maggior parte del tempo con altri bambini, non era raro che d’estate mi avventurassi per i sentieri, alla ricerca di frutti da gustare e fiori da raccogliere. Ma in campagna i pozzi non sono una rarità e, quindi, i miei nonni, per evitare che mi avvicinassi troppo a quelle strutture pericolose e talvolta pericolanti, mi raccontavano storie di mostruose creature femminili delle acque che catturavano i bambini con astuzia.
Queste storie per gli adulti erano necessarie, perché purtroppo (anche nella mia famiglia è capitato) i ragazzini facilmente finivano nei pozzi. Poi, la vicenda di Alfredino, che nel 1981 cadde in un pozzo di sessanta metri, sconvolgendo l’Italia, era ancora impressa nella mente dei miei nonni e dei miei genitori. Quindi, controllare i miei comportamenti con la paura li aiutava a stare più sereni e a non togliermi la libertà di esplorare senza correre troppi pericoli.
Crescendo, ho decodificato il senso di quei racconti contestualizzandoli ma non ho mai indagato davveri sul motivo per cui quei mostri avessero sembianze femminili. Ad allargare la mia visione è stato un libro. S’intitola Il mostruoso femminile ed è edito in Italia da Tlon. L’autrice – che si chiama Jude Ellison Sady Doyle – è una giornalista e blogger americana che su diverse testate si occupa di cinema, letteratura, cultura di massa e femminismo.
Il libro, attraverso racconti cinematografici e letterari della cultura pop ma anche fatti di cronaca nera, spiega che il patriarcato ha trasformato in streghe, maghe, creature indemoniate e fantasmi ciò che non poteva controllare, ovvero la rabbia, la sessualità, la bellezza e l’ambizione femminili.
E allora, quando una donna cerca di esercitare il controllo sulla propria vita, diventa un mostro. Secondo Sady Doyle, i percorsi di questi mostri «ci permettono di cogliere in modo indiretto la trama della dominazione maschile e della sottomissione femminile».
Ci sono delle fasi iniziatiche dell’intera esistenza femminile che, secondo l’autrice, intimoriscono il patriarcato, perché creano una profonda metamorfosi grazie alla quale la ragazza o la donna può acquisire sempre più consapevolezza di sé e quindi potere sulla propria esistenza. Queste fasi – che nel libro vengono esaminate mediante film, serie tv, romanzi e fatti di cronaca – sono: la pubertà, la perdita della verginità, il matrimonio, cioè quando una donna diventa moglie, la gravidanza e quindi la nascita, la maternità. Viene anche analizzata la dimensione familiare. Nell’ambito di questi momenti iniziatici sono stati creati dal patriarcato i mostri femminili.
Ed è così che con la pubertà e la perdita della verginità le bambine e le ragazze, diventando donne, perdono la loro umanità perché «il terrore che i maschi nutrono verso la sessualità femminile incontrollata scorre in profondità e ogni tanto sgorga in sanguinolenti fantasie». A volte è proprio la fantasia femminile a creare dei mostri, come Mary Shelley fece con Frankenstein e per certi versi anche le sorelle Brontë con Cime Tempestose.
Il genere gotico diventa così uno strumento per «creare delle eroine che non fanno altro che barcamenarsi fra le onde della brutalità maschile, nello sforzo perpetuo di costruire una relazione significativa all’interno di essa, intorno a essa e nonostante essa», come accade nel grande romanzo del XX secolo Rebecca la prima moglie di Daphne du Maurier.
Attraverso questi racconti o fatti reali l’autrice ne Il mostruoso femminile affronta poi temi ancora molto attuali, come la depressione post partum, la rabbia della donna – che, sposandosi, perde la propria libertà e autonomia personale -, nonché le violenze fisiche, verbali, economiche, psicologiche che le donne subiscono nel mondo ancora oggi, proprio perché non considerate esseri umani ma solo l’altro sesso, cioè una costola dell’uomo da assoggettare e sottomettere. E così serie tv di successo tra il pubblico femminile, come Giovani Streghe e Amori & Incantesimi, sono un mezzo per esprimere la contrarietà delle ragazze verso l’immenso potere esercitato dagli uomini in modo abusivo.
Il mostruoso femminile è dunque un libro che ci aiuta ad allargare lo sguardo attraverso le vicende che narra ed è un ottimo punto di riferimento per approfondire un argomento affascinante quanto scomodo. Maria Ianniciello