La gran parte dei condannati a pene carcerarie torna a delinquere; la maggior parte di essi non viene riabilitata, come prescrive la Costituzione, ma semplicemente repressa e privata di elementari diritti sanciti dalla nostra carta fondamentale – come ne vengono privati i loro cari; la condizione carceraria, per il sovraffollamento, la violenza fisica e psicologica, è di una durezza inconcepibile per chi non la viva, e questa durezza incoraggia tutt’altre tendenze che il desiderio di riabilitarsi; la cultura della retribuzione costringe le vittime dei crimini alla semplice ricerca della vendetta, senza potersi giovare di alcuna autentica riparazione, di alcuna genuina guarigione psicologica. È possibile pensare a forme diverse di sanzione, che coinvolgano vittime e condannati in un processo di concreta responsabilizzazione? In questo libro dal titolo “La responsabilità del perdono” , edito da ponte delle Grazie, Gherardo Colombo indaga sulle basi di un nuovo concetto e di nuove pratiche di giustizia (la cosiddetta giustizia riparativa) che lentamente emergono negli ordinamenti internazionali e nel nostro. Pratiche che non riguardano solamente i tribunali e le carceri, ma incoraggiano un sostanziale rinnovamento nel tessuto profondo della nostra società: riguardano l’essenza stessa della convivenza civile.
«Quando ho iniziato la carriera di magistrato ero convintissimo che la prigione servisse, ma presto ho cominciato a nutrire dubbi. Anche se non l’ho detto mai, ritenevo giusto, ad esempio, proporre che i giudici, prima di essere abilitati a condannare, vivessero per qualche giorno in carcere come detenuti. Continuavo a pensare che il carcere fosse utile; ma piano piano ho conosciuto meglio la sua realtà e i suoi effetti. Se il carcere non è una soluzione efficace, ci si arriva a chiedere: somministrando condanne, sto davvero esercitando giustizia?», scrive Gherardo Colombo.
Il libro sarà presentato domani, 1 ottobre 2012, presso il Circolo Filologico Milanese – Via Clerici 10 – Milano.
L’AUTORE
Gherardo Colombo (Briosco, 1946), pubblico ministero presso la Procura di Milano dal 1989 al 2005, poi giudice di Cassazione, ha lasciato la magistratura nel 2007. Come pm, ha condotto o collaborato a inchieste celebri: la scoperta della Loggia P2, il delitto Ambrosoli, i cosiddetti fondi neri IRI, Mani Pulite, i processi IMI-SIR, Lodo Mondadori e SME. È oggi presidente della casa editrice Garzanti. Fra i suoi libri più recenti ricordiamo: Sulle regole (Feltrinelli, 2008), Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini (con Anna Sarfatti, Salani, 2009), Il peso della libertà. Una riflessione (in Fëdor Dostoevskij, Il grande inquisitore, Salani, 2010), Educare alla legalità. Suggerimenti pratici e non per genitori e insegnanti (con Anna Sarfatti, Salani, 2011), Democrazia (Bollati Boringhieri, 2011).