
Peggio di Caino e Abele, due loschi fratelli della Toscana medievale si fronteggiano l’un l’altro, il pugnale nella destra. E riescono a uccidersi contemporaneamente. Questi due tragici spettri introducono Dante nel posto più sozzo dell’Inferno, ove i traditori sono collocati nel centro geometrico dell’Universo… Oggi è tornato di moda trattarsi reciprocamente come dei Giuda, pronti a vendere la famiglia o il partito per trenta denari. Eppure manca la dimensione epica del tradimento, come sfida a Dio e agli uomini insieme. E può esserci persino un uso geniale, creativo e perfino «virtuoso» del tradimento: pensiamo agli insegnamenti di Machiavelli, Shakespeare o Leopardi. In amore come in politica, perché tutto non ricada nel conformismo, occorre che traditi e traditori «abbiano fermo il cuor nel petto», cioè diano prova di quel coraggio che spazza via le ipocrisie dei moralisti d’ogni colore. Il coraggio che spingeva Bruto e Cassio – i due «arcitraditori» di Cesare – a proclamarsi «liberi e armati».