Oggi scrivo di un libro ricco di fonti che s’intitola Invisibili. Come il mondo ignora le donne. Dati alla mano di Caroline Criado Perez, giornalista britannica, edito in Italia da Einaudi. Ma prima voglio fare una premessa.
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Negli anni molte sono state le persone, anche donne, a dirmi che l’esigenza di un’emancipazione femminile fosse nella mia testa e dunque fosse il risultato di una mia deformazione mentale innescata da convinzione personali inculcate. Una ragazza tempo fa mi disse addirittura che “il problema di genere non esiste in Italia, magari forse in Africa…in Asia”.
Questi concetti mi sono stati ripetuti nel tempo come un mantra ma ad essi non ho mai dato credito perché da giornalista ho letto e mi sono tanto documentata sulla questione femminile, quindi so esattamente cosa accade in Italia e nel mondo.
‘Invisibili. Come il mondo ignora le donne. Dati alla mano‘ di Caroline Criado Perez
‘Invisibili. Come il mondo ignora le donne. Dati alla mano‘ di Caroline Criado Perez è suddiviso in sei parti, nel corso delle quali l’autrice esamina ogni aspetto della vita privata e pubblica femminile. La giornalista ci dimostra che la struttura sociale è organizzata seguendo il principio che vede nel maschio l’essere umano predefinito. E con questa convinzione sono state fatte ricerche ed indagini, escludendo così il 50 per cento dell’umanità.
L’autrice parte dalla storia dello scheletro vichingo del decimo secolo, conosciuto come ‘guerriero di Birka’ precisando che, anche se le indagini sul DNA hanno dimostrato che quel corpo apparteneva a una donna guerriera, si continua a negare oggi l’evidenza, nonostante le misure del bacino – che sono tipicamente femminili – e lo stesso esame del Dna. Perché lo si fa? La risposta arriva nei capitoli successivi, sconvolgendomi.
Le donne sono invisibili in un sistema pensato solo per i maschi
L’autrice spiega che tutto il sistema è costruito per e sui maschi della nostra specie. Il nostro cervello stesso ragiona e si esprime in prevalenza al maschile. Basti pensare che se chiedi a un bambino di disegnare uno scienziato, disegna un maschio. Per esempio, «quando i partecipanti ad uno studio sono stati invitati a riconoscere come femmina un animaletto di peluche privo di contenuti di genere si è notato che sia i bambini, sia i genitori, sia le altre figure di accudimento continuavano a riferirsi all’animaletto con il pronome maschile». Gli esempi e gli studi citati sono tanti. Ma ciò che allarma sono gli effetti di queste convinzioni, perché le parole creano la nostra realtà più di quanto pensiamo.
La mancanza di dati di genere
L’altro aspetto allarmante inoltre è che i dati di genere scarseggiano in ogni ambito, anche in quello medico. E tutto questo è molto pericoloso per le donne perché la mancanza di dati le predispone ad un tempo di attesa per le diagnosi molto lunghe, basti pensare che per avere una prognosi di endometriosi ci vogliono in media dieci anni. C’è poi il pregiudizio che una donna non possa avere un infarto e, siccome i sintomi di un infarto femminile sono atipici (solo una donna su otto lamenta dolore al petto), si perde più tempo per diagnosticarlo e le morti tra le donne sono molto più numerose.
La Medicina? Pensata per i maschi
Scrive l’autrice in Invisibili: «Il problema comincia nelle aule universitarie. Per secoli e secoli si è pensato che il corpo maschile e femminile differissero soltanto per dimensioni e fisiologia riproduttiva». Di conseguenza tutto ciò che non rientra nei parametri maschili è stato considerato atipico.
E’ stato dimostrato che il metabolismo nonché il sistema cellulare ed immunitario femminile sono molto diversi da quelli maschili, eppure i farmaci vengono testati sulle persone e sugli animali di sesso maschile, perché testare i farmaci sulle femmine, sia umane e sia animali, date le fluttuazioni ormonali, è più oneroso. Questo predispone le donne ad avere più reazioni avverse ai medicinali, alcuni dei quali non hanno proprio effetto sul corpo femminile. I dati di genere scarseggiano anche per patologie o quelle condizioni tipicamente femminili, perché gli studi che si fanno sono insufficienti. Le donne in gravidanza per esempio vengono escluse da tutti i test clinici e quindi non ci sono dati sufficienti per trattare le patologie nelle gestanti.
Dalle divise a misura di maschio ai test sulle automobili e alle toilette. Ecco come le donne sono invisibili
La carenza di dati di genere crea problemi anche in altri ambiti, dalle divise pensate solo per una fisionomia maschile alle automobili che vengono testate solo sui corpi maschili (quindi una donna rischia maggiori danni in caso di incidenti) sino ai cellulari – che una mano di donna fatica a reggere. Senza dimenticare le toilette pubbliche, che non sono organizzate secondo le esigenze di un’utenza femminile. In alcune località del mondo le donne rischiano lo stupro per andare a fare i bisogni fisiologici e durante l’uragano Katrina nei rifugi molte subirono violenze, proprio perché quei luoghi, comprese le toilette, non erano stati pensati per le donne.
Il lavoro di cura
Poi c’è una parola che risuona troppo spesso nel libro ed è ‘lavoro di cura non retribuito’, che assorbe il 75 per cento del tempo di una donna ma non viene valutato nonostante incida positivamente sull’economia mondiale. Il carico di lavoro supplementare, poi, si ripercuote negativamente sulla salute delle donne come hanno dimostrato un gruppo di ricercatori canadesi, i quali si sono accorti che le donne tornano a casa, dopo aver svolto il lavoro retribuito, e riprendono subito le mansioni di cura, mentre gli uomini hanno nella maggioranza dei casi qualcuno che si occupa di loro». E infatti un altro studio, questa volta Finlandese, dimostra che le donne che vivono sole si riprendono meglio da un infarto di quelle sposate, proprio per il carico di lavoro minore. Infatti, avere un marito, per una donna, comporta sette ore di lavoro settimanale di lavoro domestico in più, a differenza di quanto accade agli uomini che vedono il loro impegno tra le mura di casa diminuire.
Trovi il libro di Caroline Criado Perez qui
Qual è la soluzione?
Con un carico di lavoro non retribuito e non equamente suddiviso le donne, che abbiamo visto apparire invisibili, non possono lavorare quanto un uomo con grosse penalizzazioni in un sistema come il nostro. Questo isola ancor di più le donne impedendole di scendere in campo, di fare vita sociale e politica, di arrivare ai vertici delle aziende e di battersi per i loro diritti, perché il tempo scarseggia. E, come si evince dal libro, la mancanza di dati di genere nasce da più fattori.
Da un lato conviene così, ma c’è un altro fattore: nessuno può fare gli interessi delle donne se non le donne stesse perché gli uomini non ci pensano. Quindi, c’è un’unica soluzione: farsi spazio ed esigere diventando visibili e dando così valore a ciò che si fa. Facciamoci avanti perché nessuno potrà farlo al posto nostro e perché dobbiamo colmare questo vuoto di dati di genere che incide negativamente sulle nostre vite. Maria Ianniciello
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