IN LIBRERIA
«Io vi maledico» c’è scritto sulla lapide di marmo che un operaio dell’Ilva di Taranto ha voluto mettere per strada, sotto casa sua. E «Io vi maledico», dice la figlia dell’imprenditore che si è ucciso strozzato dall’usura bancaria. Sono due delle storie che compongono il ritratto corale di un Paese disorientato, in cui rabbia e frustrazione possono trasformarsi in malattia sociale o in vento di cambiamento.
Io vi maledico (Einaudi, pp. 186, Euro 16,00) è il titolo del nuovo romanzo di Concita De Gregorio uscito ieri, 29 gennaio 2013, in tutte le librerie. Si tratta di una raccolta di vicende, ventiquattro monologhi che restituiscono la voce a chi di questa rabbia fa esperienza quotidiana. C’è il ragazzo sardo che voleva partecipare a X Factor , non l’hanno preso ed è tornato in miniera. C’è Michele, 4 anni, che ha fatto il test per misurare la rabbia e doveva prendere delle medicine, ma sua madre ha deciso di no. La fatica dei genitori, la sazietà disillusa dei figli. Emanuela che ha scritto due volte a Marchionne e che sa – glielo ha spiegato suo padre – cosa significa «comportarsi da uomo». C’è Milagros che racconta che gli indignados sono orfani delle carte di credito e figli degli sfratti. C’è la rabbia degli adolescenti, cui i professori non sanno dare risposte. Ci sono cinque donne sindaco del Sud, dove le teste di maiale non son maschere da indossare alle feste. E c’è Atesia, dove le donne del call center rispondono la notte ai maniaci per non perdere 80 centesimi lordi. Un ritratto scritto con parole dure come la pietra. O come la verità. Unico antidoto alla rabbia di chi è stanco di non essere ascoltato.
Concita De Gregorio scolpisce un ritratto durissimo e vero del paese che siamo. Perché la nostra rabbia gracile, la nostra rabbia di protesta che a volte distrugge, ma mai costruisce, possa magari trasformarsi in indignazione, la «rabbia giusta» da cui nasce ogni vento di cambiamento, ogni conquista della Storia.