Ci sono libri che ti lasciano l’amaro in bocca forse per un’incompiutezza apparente. L’amante giapponese (Feltrinelli) di Isabel Allende rientra in questa categoria di romanzi dal finale inaspettato, sconvolgente, difficile da tollerare. La storia è bellissima, forse un po’ priva del pathos presente in altri libri della scrittrice, ma non per questo è meno accattivante, perché sapientemente raccontata. Ci sono tutte le donne di Isabel Allende in Alma; le fragilità, la determinazione e il velo di mistero – tipico della letteratura sudamericana – rendono questo personaggio femminile un’eroina alternativa, al contrario, che cerca e trova la voce dell’ispirazione, con scelte coerenti, sicuramente incomprensibili ai più, perché oggi gli eroi sono coloro che, seguendo i propri valori, rispettano il modo in cui l’altro decodifica la realtà.
In questa nuova storia Isabel Allende, pur mantenendo il suo stile narrativo, si evolve per narrarci un’altra fase della vita umana, forse quella più temibile: la terza età. L’anziano ritorna bambino con la consapevolezza di essere ormai alla soglia del trapasso. Alma lo sa. Sa che la vita le ha dato molto, togliendole l’affetto dei suoi genitori, ebrei rimasti in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, e dandole poi la possibilità di continuare a vivere e di andare incontro al suo destino, prima amando il compagno di giochi, il giapponese Ichimei, e poi sposando il cugino.
Contradditoria fino alle lacrime, a tratti egoista e sempre passionale, la protagonista de L’amante giapponese è l’alter ego di Irina, ragazza moldava strappata con forza alla violenza da un agente misericordioso, che lavorando in una residenza per anziani conosce Alma e suo nipote Seth Belasco, con il quale indagherà tra le pieghe di un passato non troppo remoto. I due ragazzi s’imbatteranno nelle vicende di Ichimei e della sua famiglia, rinchiusa in un campo di concentramento statunitense durante la seconda guerra mondiale, e scopriranno particolari inediti dell’esistenza lussuriosa di Alma, artista che ha girato il mondo.
Isabel Allende, con il suo stile inconfondibile, ci immerge totalmente in realtà a noi lontane, facendo volare la nostra fantasia, e come sempre ci porta indietro nel tempo collocando le vicissitudini dei suoi personaggi in precisi momenti storici che hanno fatto la differenza per alcuni popoli e in taluni casi per l’intera umanità. Anche questa volta la scrittrice cilena ambienta il suo romanzo negli Stati Uniti, precisamente a San Francisco, sua città adottiva, senza rinunciare alla sua innata predisposizione a immergersi in altri luoghi e culture, come quella nipponica. L’amante giapponese di Isabel Allende è un romanzo da leggere tutto d’un fiato, per non perdere nemmeno una riga.