Con grande successo da parte di critica e pubblico il 25 maggio è stata inaugurata la grande mostra Wassily Kandinsky e l’arte astratta tra Italia e Francia, presso il Museo Archeologico Regionale di Aosta fino al 21 ottobre 2012. La rassegna a cura di Alberto Fiz, realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, porta l’attenzione sull’iter creativo di Kandinsky, che prende avvio dal 1925, quando termina la stesura del fondamentale manoscritto Punto, Linea, superficie (pubblicato nel 1926) e termina nel 1944, anno della sua scomparsa.
Nel 1933 dopo l’ascesa al potere di Hitler, si trasferisce dalla Germania a Parigi dove rimane per undici anni e, sebbene appaia piuttosto isolato (Isolation è il titolo di un emblematico dipinto del 1944 esposto in quest’occasione) in una città dove dominavano i surrealisti, la sua ricerca trova nuovi stimoli giungendo a risultati del tutto innovativi, spesso non sufficientemente valorizzati. Le opere di questo periodo rappresentano una vera e propria svolta nell’indagine dell’artista e avranno effetti determinanti sulle vicende degli anni Cinquanta e Sessanta con conseguenze che si riflettono ancora oggi. Mettere in rilievo l’indagine del periodo parigino è uno degli obiettivi principali della mostra che presenta una serie di grandi capolavori quali Noir bigarré del 1935, Voisinage del 1939, Au milieu e Balancement del 1942.
Alle opere del grande maestro russo, circa 40 (tra cui spiccano alcuni capolavori degli anni Trenta e Quaranta mai presentati prima d’ora in Italia), si affiancano altrettante opere di artisti italiani e francesi che hanno vissuto in contatto con Kandinsky o che a lui si sono ispirati.
La mostra si apre con una sezione didattica, caratterizzata da un pannello interattivo che riproduce l’opera Noir bigarré del 1935 e offre ai visitatori la possibilità ricreare “il proprio Kandinsky”, spostando i dettagli magnetici colorati del dipinto.
Si prosegue nella sala successiva, dove le note di un piano accompagnano ad ammirare la ricostruzione della Sala della Musica dell’Esposizione di Architettura di Berlino del 1931 disegnata da Kandinsky; un ambiente di forte impatto, che accoglie importanti opere del maestro russo – realizzate dal maestro russo nella seconda metà degli anni Venti – quali Rot in Spitzform del 1925, Sichel del 1926, Schwarzes Stäbchen del 1928 e le coloratissime incisioni della serie Piccoli Mondi del 1922, disposte a raggiera su un grande tavolo espositivo. Nelle sale successive si alternano, le opere di Wassily Kandinsky con quelle di celebri artisti italiani e francesi. Il percorso della mostra offre inoltre, in una sala dedicata, la registrazione della “composizione scenica” di Kandinsky.
«Il linguaggio sviluppato da Kandinsky come progressiva tensione di forze conduce ad un superamento dei canoni estetici tradizionali e alla conquista di nuove prospettive spaziali che saranno determinanti per l’arte del secondo dopoguerra con riflessi sull’espressionismo astratto americano», afferma Alberto Fiz.
La mostra, che si avvale di un prestigioso comitato scientifico di cui fanno parte Pietro Bellasi, Riccardo Carazzetti e Martina Mazzotta Lanza, è accompagnata da un’importante pubblicazione in italiano e francese, edita dalla casa editrice Gabriele Mazzotta, con testi di Alberto Fiz, Pietro Bellasi, Cristina Casero, Gillo Dorfles, Alessandro Mendini, Marco Vallora e con apparati.