Approda a Roma l’evento espositivo De 3 en 3 di Javier Marín a conclusione di un lungo viaggio che lo ha visto protagonista della scena artistica internazionale nelle più importanti capitali europee, in prestigiose cornici pubbliche e private, da piazza del Duomo a Milano al Musée des Beaux-Arts di Bruxelles. Partita da Pietrasanta nel 2008 a cura di Antonio Paolucci, la mostra si appresta a rientrare in Messico per una grande antologica. Nell’esclusivo scenario della capitale, culla della romanità e dei fasti barocchi, l’intervento espositivo coinvolgerà, dal 20 dicembre 2012 al 2 febbraio 2013, la terrazza del Pincio e piazza San Lorenzo in Lucina con quattordici opere monumentali, mentre una rassegna di sculture di piccole e medie dimensioni troveranno spazio al MACRO Testaccio – La Pelanda.
Un suggestivo intreccio di culture e di epoche alimenta la seduzione espressiva di Javier Marín, artista messicano di forte incisività narrativa, che proprio a Roma trova la cornice ideale per accogliere le sue opere squisitamente barocche, riempiendo di nuovi contenuti la sua personale ricerca diretta a scandagliare il presente attraverso la storia. Storia di cui Roma incarna il capitolo più esaustivo. La mostra è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, in collaborazione con la Presidenza della Commissione Cultura, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il sostegno diplomatico dell’Ambasciata del Messico in Italia e la Direzione Generale degli Affari Internazionali Conaculta del Messico.
Javier Marín ha fatto tesoro della lezione dei grandi maestri italiani e francesi del Cinquecento, in particolare Pontormo, Rosso Fiorentino e Michelangelo, rielaborandola con immagini e soggetti propri della cultura della sua terra d’origine. Ecco dunque prendere forma corpi solidi e scattanti, ritratti dallo sguardo sensuale, colori caldi che improvvisamente si mescolano a sensibilità barocche. Un incontro di culture e forme che si armonizzano in una dimensione tutta contemporanea, in cui la stratificazione culturale è certamente evidente, ma filtrata da nuove sensibilità, ora contraddetta, ora contaminata, e di nuovo assemblata.
Per Marín la figura umana, maschile o femminile, nuda, lacerata, indomita, scomposta, è protagonista, sempre. Affronta gli enigmi del destino, riflettendo il suo tempo, la positività e negatività della sua esistenza. Per le sue sculture l’artista privilegia la resina che rende più viva e calda mescolandola con semi di amaranto, carne secca, petali di fiori, foglie di tabacco, creando colorazioni e sfumature originali, dove la trasparenza della resina si fonde ai colori della natura e della cultura del Messico. Marmi e bronzi completano il percorso creativo.
La mostra s’inserisce nel tessuto della città, in spazi pubblici all’aperto e nello spazio espositivo del MACRO Testaccio – La Pelanda. Tredici opere di dimensioni monumentali saranno collocate sulla terrazza del Pincio: un vero e proprio corteo di cavalli e cavalieri sorretti da alti piedistalli, per una nuova epopea cortese. Chi sono questi cavalieri? Conquistadores spagnoli all’assalto dell’impero azteco? Evocazioni di don Chisciotte della Mancha, fantasmi della storia, strenui difensori di una cultura destinata all’oblio?
Al loro fianco si stagliano imponenti tre sculture di circa cinque metri raffiguranti volti umani di mujer e barbudo. Sono archetipi della grande statuaria d’Occidente, rovesciati, capovolti. Sono saggi, profeti o sovrani destituiti, abbandonati come relitti? Infine un bronzo di grandi dimensioni, El Soplador, trova spazio in piazza San Lorenzo in Lucina. «La corporeità delle immagini di Marín, la fatale pesantezza della materia che imprigiona e significa i pensieri e le azioni degli uomini – scrive Antonio Paolucci – diventano il dato stilistico incombente e caratterizzante della sua scultura».
Al MACRO Testaccio – La Pelanda si presentano quindici sculture di varie dimensioni che sviluppano la tematica della corporeità come testimonianza, come fardello, fatale e ineliminabile, della condizione umana. Ci sono le celebri cabezas de Mujer, la torsione potente di Cielo tierra (2004, bronzo), sino all’Hombre conejo (2008, resina e foglie di tabacco, terra, amaranto) e alle Cabezas bruselas (2010, resina). Il coordinamento organizzativo è curato dalla Galleria d’Arte Barbara Paci di Pietrasanta, rappresentante esclusiva dell’artista in Europa.