In occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del film Il verdetto ripropongo la recensione e la trama del romanzo La ballata di Adam Henry uscita il 31 dicembre 2014, nel periodo in cui fu pubblicato per la prima volta il libro da cui è tratta la pellicola. L’articolo è di Rosa Maiuccaro.
La ballata di Adam Henry (Einaudi) è un prezioso romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan (Espiazione, Cortesie per gli ospiti). Fiona Maye ha 59 anni ed è un giudice dell’Alta Corte britannica in servizio presso la litigiosa Sezione Famiglia alle prese con una crisi coniugale e un dilemma etico. Il marito Jack ha preso una sbandata per una donna più giovane e glielo rivela senza mezzi termini recriminandole una crescente freddezza nei suoi confronti. Nel frattempo un ragazzino di diciassette anni, malato di leucemia, lotta in ospedale tra la vita e la morte rifiutando le emotrasfusioni, in quanto Testimone di Geova. I medici si rivolgono alla corte del tribunale londinese affinché il minorenne Adam Henry (questo il suo nome) sia sottoposto contro la sua volontà, e quella dei suoi genitori al trattamento immediato al fine di prevenire il peggio.
Convinta sia dalle testimonianze dei dottori sia da quelle dei genitori di Adam Henry, che professano la loro religione in modo onesto e rispettoso, Fiona decide che, prima di emettere la sua sentenza, si recherà in ospedale per ascoltare le ragioni del diretto interessato e verificarne le condizioni fisiche e la ragionevolezza. L’incontro con Adam Henry, un adolescente pieno di talento come poeta e violinista, costringerà il giudice a sfoderare non solo tutta la sua professionalità ma anche la sua grande umanità. Alla fine Fiona opterà per il Children Act del 1989 (che dà anche il nome al titolo inglese del libro di McEwan) scatenando delle reazioni nel cuore e nella mente di Adam a dir poco imprevedibili.
Dopo aver esaminato minuziosamente l’attività di un chirurgo in “Sabato”, Ian McEwan rivolge qui le sue attenzioni a un giudice. Due dilemmi si intrecciano nella sfera privata e professionale di Fiona Maye. Quella de La ballata di Adam Henry, nonostante il linguaggio talvolta prettamente giuridico e la sua estrema e quasi noiosa linearità, è una lettura fluida e scorrevole.
McEwan si conferma uno dei narratori più abili della moderna letteratura britannica sebbene questa volta la sua prosa non sia particolarmente pungente né tantomeno innovativa. Il suo romanzo, suddiviso in cinque capitoli e insolitamente breve per lo scrittore in questione, è nato dall’incontro con degli amici magistrati e dalla sua voglia di cimentarsi in un sottogenere letterario, quello giuridico, secondo lui indebitamente trascurato.
Il libro di Ian McEwan lo trovi qui
La vera sorpresa de La ballata di Adam Henry è che proprio da quel linguaggio solenne viene fuori un racconto con un finale quasi poetico ma dannatamente reale e spiazzante che trasforma Adam Henry da vittima sacrificale a moderno Romeo, protagonista di un amore puro, disperato e sventurato. La vita di questo adolescente intrepido e sofferente diventa il vero mordente del romanzo, più del piagnucolante giudice per la quale “la vita vale più della dignità” e che è afflitta dalle solite paure di rimanere sola, di invecchiare e di rovinare la propria reputazione. Il suo pianto finale e il riavvicinamento con il marito non sono di nessuna consolazione, né a noi né a lei, mentre il pensiero della determinazione e della tenerezza di Adam Henry continuano ad assillarci anche al termine della lettura di questo libro, apparentemente banale ma sorprendentemente illuminante. (articolo di Rosa Maiuccaro)