Vecchi attrezzi, ferri rugginosi, tubi e falcetti dimenticati in cantine, parti di macchine in disuso: sono gli oggetti preziosi reinventati dalla scultrice grossetana Patrizia Lottini. Dall’assemblaggio riconoscibile di questa ferraglia arrugginita l’artista fa nascere nuove forme di vita meccanica, gli animali astratti e fantasiosi che trovano la loro collocazione ideale alla Sala Santa Rita di Roma dal 6 febbraio al 2 marzo 2013. La mostra, a cura di Norberto Vezzoli, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale Dipartimento Cultura – Ufficio Programmazione e Gestione Spazi Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Il percorso creativo che conduce a questa sorprendente Fattoria degli animali meccanici nasce dallo stretto rapporto dell’artista con la natura, in particolare con l’ambiente della maremma, suo specifico luogo d’origine e di vita. Il contatto costante con l’esperienza di fattoria, la conoscenza della funzione degli attrezzi e la dimestichezza con la vita degli animali si unisce allo studio delle antiche saghe e leggende locali, costituendo il filo di collegamento coerente di tutto il lavoro della scultrice. Il disco della frizione di una vecchia millecento che diventa il guscio di una chiocciola o un vecchio forcone che forma la coda di un gallo sono i materiali che, incontrandosi e sovrapponendosi, creano nuove forme e figure dando origine alla fattoria con diversi tipi di vita animale e sconosciuti abitanti dei boschi maremmani, in bilico tra saghe, fantasia ed estro creativo. Sono attrezzi e macchine che raccontano del lavoro nei campi e che l’artista destruttura e recupera a nuova vita, dando nuova dimensione alle forme, nuove vite plasmate dall’arte e dalla fantasia. Nel lavoro di Patrizia Lottini prevale la manualità, la costruzione procede con tempi lunghi e la scultura prende forma lentamente, in linea con i ritmi delle stagioni per dare poi vita all’arte.
Patrizia Lottini nasce a Grosseto nel 1955 e da qualche anno vive in una piccola fattoria al Pian dei Bichi, nel comune di Roccastrada, nel cuore della maremma grossetana. Dopo il diploma magistrale ha frequentato a Roma l’università, facoltà di lettere, indirizzo storico artistico, ma abbandona dopo un triennio per motivi familiari. Alla CCIAA di Grosseto, le viene affidato per anni, oltre alle normali funzioni d’ufficio, la cura e la creazione degli allestimenti in manifestazioni e fiere alle quali l’Ente partecipa. Dal 2005 decide di dedicarsi a tempo pieno solo a ciò che più le interessa: la fotografia, il disegno e la scultura divengono il suo universo, lascia l’impiego, apre un laboratorio e si dedica alla ricerca di nuove forme. Collabora con sue scenografie originali alle messe in scena teatrali della Compagnia Instabile dei Dintorni di Roccastrada e negli ultimi anni si dedica totalmente alla scultura creando – con della ferraglia recuperata e rottami – dei soggetti in cui realtà e fantasia si fondono, sempre ispirandosi alla natura che la circonda.
La prima esposizione di queste opere, Ruggine e seta, si è svolta a giugno 2007 nei bastioni delle mura, organizzata dalla pro-loco di Grosseto. Nel 2009, sempre nei medesimi spazi, ha avuto luogo una sua seconda personale. Nell’estate del 2009 e del 2010 ha partecipato alla collettiva Mostra alla Rocca organizzata dal Comune di Roccatederighi. Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia, Francia, Svizzera, Germania, Danimarca e Canada.