Si dice vedi Napoli e poi muori. Questo modo di dire potrebbe essere esteso anche a Roma, città eterna e ricca di storia. Tra le sue mura varie epoche s’intrecciano e anche la Roma popolare nel secolo scorso grazie ai maestri del Neorealismo ha lasciato una traccia indelebile nel Cinema come nelle altre espressioni artistiche. La Roma dei Sciuscià, dei ladri di biciclette, della ricostruzione e dei quartieri periferici tanto amati da Pasolini sarà al centro di una mostra fotografica allestita presso il Museo di Trastevere (piazza Sant’Egidio, 1/b) dal 21 settembre al 13 novembre 2016. Per capire Roma, come del resto tutte le città, soprattutto quelle a Sud del Mondo, bisogna visitare le periferie, osservando e magari fotografando.
Rodrigo Pais fu uno dei fotografi che meglio espresse le contraddizioni della capitale nel secondo dopoguerra. Nato nel 1930, Pais si accostò alla fotografia causalmente nel 1946 quando cominciò a lavorare nel laboratorio Binanzi e Lombardini. Negli anni Cinquanta, proprio in pieno Neorealismo, il giovane Rodrigo iniziò il lavoro come fotorepoter per la rivista “Vie Nuove”; poi arrivarono le collaborazione con l’Unità, con Paese, con Paese Sera, con il Corriere della Sera, con la Stampa e con il Corriere dell’Informazione. Proveniva da una famiglia umile e da adolescente dovette fare diversi lavori per mantenersi e, infatti, fu proprio in una bottega di un barbiere, presso il quale lavorava, che Rodrigo Pais ebbe l’occasione di avvicinarsi al ritrattista Elio Luxardo.
L’arte di Pais era diretta. I suoi scatti denunciavano quanto accadeva nelle periferie della città. Con le macchine fotografiche storiche, Pais osservava con dovizia ciò che accadeva sotto i suoi occhi per divulgare. Il percorso sarà suddiviso in tre sezioni, curate rispettivamente da Stefano D’Amico, Francesco Sirleto e Franco Ferrarotti. La prima parte della mostra si focalizza sullo sviluppo edilizio sia pubblico e sia privato; la seconda pone l’accento sulle lotte per il diritto alla casa; la terza si occupa delle baraccopoli e della vita degli abitanti di questi ambienti alquanto fatiscenti.