Prima di recensire il libro di Valentina Torrini, ‘Lady Cinema’ (Le Plurali Editrice) occorre fare un premessa. Dovete sapere che esiste una critica cinematografica femminista che, partendo dalla Teoria elaborata da Laura Mulvey nel 1975, analizza come il Cinema proietti la propria fantasia sulla figura femminile.
Mulvey scrisse di sguardo maschile proprio perché, essendo la Settima Arte il tempio di maschi bianchi ed eterosessuali, è sempre stato il maschio a decodificare e a trasferire anche sul grande schermo la sua idea delle Donne. Un’idea sicuramente soggettiva, oltre che limitata e limitante. Le produzioni, soprattutto quelle più popolari, sono sempre state costituite soprattutto da uomini che dominavano in ogni comparto, dalla sceneggiatura, alla regia, dalla fotografia al montaggio.
Laura Mulvey in ‘Piacere visivo e cinema narrativo’ sostiene che il regista uomo usa la macchina da presa per riflettere il desiderio maschile sulle donne e si rivolge a spettatori uomini eterosessuali. Mentre gli uomini (in primis nel Cinema classico) sono presentati come protagonisti attivi, le donne sono oggetti di scena passivi a disposizione dei soggetti maschili. La cultura cinematografica ha uno sguardo patriarcale e spesso anche le donne stentano ad uscire da questa visione. Ecco perché è indispensabile che le produzioni siano sempre più inclusive, dando la possibilità anche alle attrici non solo di guadagnare quanto gli attori ma anche di essere parte attiva sullo schermo.
“La donna vive il proprio corpo come visto da un altro, un Altro anonimo e patriarcale”.
Sandra Lee Bartky, docente di studi di genere
Lady Cinema: come attivare le lenti femministe
Valentina Torrini lavora nel mondo della critica cinematografica da anni. Nel suo libro ‘Lady Cinema’, avvalendosi della prefazione della critica televisiva femminista Marina Pierri, ci spiega come attivare le lenti femministe. L’autrice ci propone così una serie di strumenti utili per uscire dagli stereotipi di genere e consigliandoci pellicole che possano allargare la nostra visione. Perché, dai, è inutile negare che le immagini ci plasmino determinando le nostre idee e il nostro modo di vivere sia lo spazio fisico che la realtà virtuale.
“I film che vediamo ci mostrano storie, vere o inventate poco importa, che ci emozionano e ci smuovono nel profondo; ci fanno conoscere personaggi e personagge alle cui vicende ci appassioniamo, per cui ci commuoviamo, ci arrabbiamo. Il cinema è emozione e anche crescita personale. Questo funziona più o meno bene per una parte della popolazione, quella maschile: un bambino, un ragazzo, un uomo (generalmente bianchi), possono trovare con facilità un modello del proprio sesso sullo schermo, attingendo a piene mani tra figure di scienziati, uomini in carriera, supereroi, avventurieri e ruoli ispirati a personaggi reali. Ma cosa succede quando è una donna a cercare un modello che le si confaccia? Un’analisi dei film destinati a un pubblico infantile usciti nelle sale tra il 1999 e il 2005 ha messo in luce che solo il 28 per cento dei ruoli parlanti era assegnato a personaggi femminili (…)”
Il libro – che si presenta come un’agile guida da consultare nel momento dei bisogno – è suddiviso in due parti: nella prima ci si sofferma sul rapporto tra il Cinema e le Donne, partendo dalla teoria di Laura Mulvey; la seconda parte invece è più pratica perché, come anticipato, ci dice come usare le lenti femministe. Dal Bechdel Test, passando per il principio di Puffetta e il Clit Test, questo volume induce in chi legge una profonda riflessione anche su molti film che hanno fatto la Storia del Cinema.
Sicuramente ‘Lady Cinema’ è un buon punto di partenza per chi lavora nel Cinema, soprattutto per i critici e per i giornalisti cinematografici che intendono andare oltre lo spazio conosciuto proponendo una nuova visione delle Settima Arte. Il libro è indicato poi anche per i non addetti ai lavori, cioè per tutti gli spettatori e le spettatrici che non vogliono più subire le immagini e il messaggio che queste trasmettono alla nostra mente inconscia.
La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello, segui l’autrice su Instagram