Se le Americhe devono molto all’Italia, moltissimo devono a Firenze. Fu un italiano, Cristoforo Colombo, a scoprire quelle terre, ma fu il fiorentino Amerigo Vespucci il primo ad aver piena coscienza che non si trattava delle Indie, bensì di un Nuovo Mondo, di un immenso continente inesplorato. L’America: da Amerigo, dal tedesco Haimerich. Vespucci fu il battistrada di una folla di navigatori – esploratori – mercanti fiorentini che varcarono l’Atlantico in quegli anni avventurosi di grandi viaggi e grandi scoperte. Ecco perché, nel quinto anniversario della morte, l’Università di Firenze celebra l’epopea dello straordinario personaggio e dei suoi epigoni con il convegno internazionale Vespucci, Firenze e le Americhe, in calendario dal 22 al 24 novembre 2012.
Due le sessioni del programma. La prima, 22 novembre, in Palazzo Vecchio. Titolo: Amerigo Vespucci e i mercanti viaggiatori in America ed Asia fra tardo Medioevo e prima età moderna. L’altra (Firenze e l’America, incontri e scambi culturali ed economici dall’età moderna ad oggi) si tiene invece il 23 e 24 novembre in via Folco Portinari, nell’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.Protagonisti del convegno i principali specialisti del periodo, storici di varie discipline, geografi, cartografi, economisti.
Nella circostanza, Firenze University Press pubblica la raccolta di saggi Amerigo Vespucci e i mercanti viaggiatori fiorentini del Cinquecento, a cura dei geografi Margherita Azzari e Leonardo Rombai, pagine 350, € 21,90 (€ 14,90 edizione eBook – pdf o ePub).
«Vespucci – ricorda il medievalista Franco Cardini, cui sono affidate le conclusioni del convegno – ma anche Da Verrazzano e altri geografi, viaggiatori, mercanti e uomini politici, fino a Filippo Mazzei, al granduca Pietro Leopoldo e a Gino Capponi, che di Mazzei fu editore. La lunga catena che lega Firenze alle Americhe, e in particolare agli Stati Uniti, giunge fino ai giorni nostri: come ben sanno le centinaia di studenti che da generazioni vengono a studiare nelle molte filiali insediate a Firenze».
«Un’amicizia strettissima e sinceramente affettuosa – aggiunge – che passa anche attraverso i molti emigrati toscani: livornesi, lucchesi, garfagnino – lunigiani e maremmani anzitutto, ma anche fiorentini. Tra tutti due personaggi: Giorgio Spini, uno dei miei più cari maestri, che tra gli anni Sessanta e Settanta mi insegnò ad amare l’America; e quello che nella memoria familiare figura come un lontanissimo parente, Cesare Cardini di Lucca, il ‘padre’ della Cesar Salad».