Ancora una settimana per visitare la mostra che le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dedicano ad Antonio Sanfilippo (1924-1980), uno dei più grandi interpreti dell’Astrattismo in Italia, che si chiuderà il 13 gennaio 2013. A più di vent’anni di distanza dalle ultime grandi personali siciliane di Erice e Taormina, a trenta dalla mostra di Gibellina e dopo l’ampio omaggio tributatogli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma nell’anno della sua scomparsa, l’artista siciliano è tornato nella sua terra natia con una mostra dal titolo “Antonio Sanfilippo – Gli anni Sessanta. Il colore del segno”.
Un tributo al maestro siciliano fortemente voluto per le FAM da Antonino Pusateri, Presidente dell’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, che ne ha affidato la cura al critico e storico dell’arte Fabrizio D’Amico. L’esposizione, visitata già da centinaia di persone, è ricca di spunti e contributi: in mostra un nucleo consistente dei lavori che Sanfilippo inviò alla Biennale di Venezia del 1966, oltre a numerose opere documentate in importanti mostre degli anni Sessanta in Italia e all’estero, oggi di proprietà di musei pubblici e di collezionisti privati. Un’indagine che, per la prima volta, mette in luce con larghezza e con sguardo esclusivo il tempo della piena e più colma maturità di Sanfilippo: quegli anni Sessanta nel corso dei quali l’artista venne individuato in Italia e all’estero come una delle personalità fondative dell’arte astratta italiana.
Nato a Partanna (Tp), nel dicembre del 1923, Sanfilippo è firmatario nel 1947 a Roma, del pionieristico manifesto di “Forma”, atto di nascita dell’Astrattismo in Italia. Dopo vari soggiorni a Parigi, Sanfilippo si orienta prima sul concretismo di Magnelli, poi su Hartung e su Kandinsky. E’ attraverso di loro che giunge all’elaborazione del suo ‘segno’ particolare, incantato e gioioso, vicino e lontano insieme a quello di Carla Accardi, sua moglie, e di Capogrossi: ‘segno’ che lo collega alla cultura d’immagine dell’art autre di Tapié, allora – a metà degli anni Cinquanta – erede dell’informel, e poetica dominante sulla scena europea. E’ adesso che Sanfilippo elabora la sua ‘figura’ più tipica, costituita da una sorta di nuvola o galassia di segni minuti e coloratissimi, ai quali affida la sua prima notorietà in campo anche internazionale e che presenta in numerosissime mostre in Italia e all’estero: Roma, Firenze, Milano, Bruxelles, Pittsburgh, Losanna, Londra. Questi dipinti, nel frattempo cresciuti per dimensione, vengono esposti alla Biennale di Venezia, dove Sanfilippo è invitato molte volte, e dove nel 1966 gli viene assegnata una vasta e prestigiosa sala personale: un episodio che ne stigmatizza definitivamente il profilo di grande maestro dell’astrattismo italiano.
«Su queste opere – spiega il cutatore D’Amico – abbiamo inteso incardinare l’esposizione alle FAM di Agrigento, che s’avvale anche della presenza dei maggiori dipinti conservati nelle collezioni pubbliche siciliane oltre che del contributo di molti prestiti di collezionisti privati, fra questi molti dipinti inediti, mai prima d’ora esposti pubblicamente». Alla mostra delle FAM è dedicato il catalogo curato da Paola Bonani con testi critici di Fabrizio D’Amico, Sergio Troisi e della stessa Bonani, pubblicato da Silvana Editoriale.