Per ricordare e avvicinare il pubblico che ancora non ha avuto l’onore di gustare con gli occhi e con lo spirito i versi di Dylan Thomas, uno dei poeti più importanti della letteratura, è uscito il 13 novembre scorso nelle librerie un’antologia dal semplice titolo Poesie curata da Roberto Sanesi. Il libro, edito da Guanda, ripercorre le tappe più importanti della carriera di Dylan Thomas e riassume, nel meglio della sua produzione, l’immaginario lirico dell’autore proponendo, con testo in inglese a fronte per non tralasciare neanche la musicalità del pensiero dell’autore, una scelta curata delle migliori opere la cui oscurità si mischia alla luce esattamente come le odi alla vita si mescolano agli echi di morte.
Il nome di Dylan Thomas è stato fonte d’ispirazione per Tiziano Sclavi che non a caso ha chiamato Dylan Dog il frutto più prolifico della sua fantasia. Bob Dylan, al secolo Robert Allen Zimmerman, ha omaggiato il poeta nello pseudonimo che l’ha reso famoso. Christopher Nolan nel suo recente kolossal Interstellar ha usato la poesia più alta di Dylan Thomas, Non andartene docile in quella buona notte, dedicata dall’autore al padre affetto da una grave forma di tumore come filo conduttore dell’intera narrazione del suo lungometraggio.
Avrebbe compiuto quest’anno, esattamente il 27 ottobre, cento anni il poeta che tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento da una piccola provincia del Galles ha portato la sua anima e le sue funamboliche parole negli ambienti letterari londinesi suscitando in essi reazioni contrastanti attraverso quei versi che già dalla sua opera di esordio, Diciotto poesie, mostravano una forte vena drammatica, vicina al pessimismo e soprattutto un attaccamento quasi morboso a Swansea, la sua terra nativa, alla quale per tutta la sua esistenza ha attinto emozioni.
Dopo un’accoglienza non troppo calorosa ci vollero pochi anni perché quel ventenne gallese, comparso dal nulla per rinnovare la poesia inglese, fosse preso sul serio tanto da ottenere il sostegno economico e umano del mondo culturale preoccupato per la dissolutezza, per i debiti e soprattutto per l’attaccamento all’alcool di quel genio di provincia che era Dylan Thomas.
Thomas morì in America, lontano dal folklore e dalla natura che sempre sono state matrice della sua poesia. Devastante, infatti, per Thomas fu uno dei suoi viaggio in America dove lo smog di New York diede il colpo di grazia al suo respiro sempre affaticato e affannato a causa di una polmonite.
Poesie è, dunque, una raccolta meravigliosa, un omaggio profondo a una delle penne più innovative del Novecento ma ancora contemporanea nei suoi contenuti, un volume che può essere letto tutto d’un fiato o lentamente tenendo magari come sottofondo In memoriam Dylan Thomas la composizione che Igor Stravinsky dedicò nel 1954 al suo caro, geniale, amico a un anno esatto dalla sua scomparsa.
Sandra Martone