Fino a pochi mesi fa era conosciuta solo come una sceneggiatrice, seppur famosa, per la tv. Oggi Rachel Joyce è diventata una scrittrice inglese di successo, tradotta in trentatré Paesi di tutti i continenti ed entrata nella lista dei dodici libri scelti per il Booker Prize, uno dei più importanti premi letterari inglesi. Il suo primo libro, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry (Sperling & Kupfer, pp. 320, Euro 18,00) è diventato un caso letterario oltremanica, scalando le classifiche in poche settimane, e si preannuncia un successo anche in Italia, dove uscirà il 25 settembre 2012.
La storia prende il via quando il protagonista, Harold, riceve una lettera da una sua vecchia amica, Queenie, che sta morendo in un ospedale al confine con la Scozia. L’uomo, tranquillo pensionato che vive nell’estremo sud dell’Inghilterra, esce di casa per spedirle una lettera di conforto. Ma, nel momento in cui sta per imbucarla, insoddisfatto della sua risposta, comincia a camminare. Forse perché ha con Queenie un vecchio debito di riconoscenza, forse perché la vita non è stata gentile con lui e sua moglie Maureen, che custodisce insieme al marito un segreto antico e terribile, Harold cammina e cammina, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere. Anche la moglie di Harold ha intrapreso un viaggio. E quella che poteva sembrare la storia di due vite sprecate diventa, in un finale inaspettato e commovente, una celebrazione dell’amore.
Rachel Joyce racconta che l’idea del romanzo è nata dopo la morte per cancro di suo padre. Voleva dedicargli qualcosa di bello e duraturo e allora ha deciso di cimentarsi con la stesura di un libro. A trasmettere all’autrice la passione per la letteratura era stato proprio il padre Martin, che ha giocato un ruolo decisivo nella sua formazione e ha lasciato un vuoto indescrivibile dopo la sua morte. Vuoto che la Joyce ha tentato di colmare tuffandosi nella scrittura e raccontando il lungo peregrinare, durato 87 giorni, di Harold Fry dal sud al nord della Gran Bretagna, senza bagaglio e senza bussola ma con la sola voglia di ritrovare se stesso e quei sentimenti sopiti che sembravano dimenticati per sempre.
Piera Vincenti