Luciano Ligabue: Scusate il disordine, ecco il libro

Recensendo il libro Scusate il disordine di Luciano Ligabue, edito da Einaudi e in libreria dal 10 maggio, mi sento di cominciare con una ovvia e doverosa banalità. Quando si ha a che fare con l’opera di un artista che però è diventato famoso in un ambito diverso da quello di cui ci occupa, è spesso inevitabile il confronto (a volte a favore, a volte a sfavore) con le sue più note produzioni. Vale per i quadri di Amanda Lear, per le foto scattate da Tyra Banks e vale anche per la penna di Ligabue. Il che però è ingeneroso.

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Scusate il disordine di Luciano Ligabue è un libro che merita assolutamente di essere valutato (e nello specifico anche apprezzato) chiunque lo avesse scritto. Certo: la componente musicale è presente in molti della raccolta di racconti, ma del resto uno scrittore inevitabilmente finisce di parlare di ciò che più conosce nella vita reale e Ligabue non può certo scordare una carriera lunga diversi decenni o una discografia con 19 album pubblicati per circa 30 milioni di copie vendute, ma questo non è affatto un libro sulla musica anche se ovviamente questa finisce per essere in qualche modo il fil rouge, l’elemento che accomuna un po’ tutti i racconti. Non è però l’unico, tra gli elementi ricorrenti. Anche il sesso (inteso come componente carnale prima ancora che genitalità) è spesso chiodo fisso nella mente di alcuni personaggi che paiono usciti da Amarcord o forse, più correttamente, da un classico della letteratura francese come Peccatori di Provincia di Gabriel Chevallier; così come – e per la prima volta nella sua produzione letteraria – l’elemento surreale che appare come “condimento” alle storie, quasi una piccola vibrazione dissonante alla normalità (come del resto accade nel racconto che dà il titolo alla raccolta e che effettivamente unisce queste due componenti). Ma ognuno di questi aspetti, costante come la musica o ricorrente come sesso e fantasia, in realtà non è altro che l’espediente, psicologico prima ancora che letterario, con cui Luciano Ligabue dà forma alle sue storie. Non sono infatti queste a essere importanti, quanto piuttosto l’impatto che gli eventi di ogni giorno – verosimili o fantasiosi, normali o straordinari – hanno sulle persone, il riflesso della vita sull’anima.

L’episodio scatenante narrato è solo funzionale per presentare i suoi personaggi, che vengono raccontati con una comprensione affettuosa come solo uno scrittore dall’animo realmente gentile e sensibile può fare. E l’intera raccolta finisce per essere il ritratto composito di un’umanità varia attraverso cui Luciano Ligabue scrittore racconta la propria visione sulla vita e sul senso di questa. Trattandosi di piccole storie in cui inevitabilmente l’escamotage del colpo di scena è in qualche modo fondamentale alla narrazione è praticamente impossibile entrare nel dettaglio dei 16 racconti di Scusate il disordine, costantemente a rischio di spoiler nel caso di riassunto. Ma è invece possibile e anzi doveroso sottolineare come alcuni di questi sembrino, grazie alle incursioni nel genere fantastico, la trama appassionante di un episodio de Ai Confini Della Realtà (The Twilight Zone), come nel caso della polaroid che fotografa i pensieri delle persone in l’ultimal’ultimal’ultima o l’inquietante presenza invisibile in grado di mandare sms da un numero sconosciuto in Specchio contro specchio. Il Limbo burocratizzato di Sala d’attesa; l’inaspettata, irresistibile presenza del più improbabile dei “geni della… Gibson” – evidentemente la declinazione per un chitarrista della lampada di Aladino – di Errore nella formulazione del desiderio; o ancora il borghese piccolo piccolo che vive con un piolo di legno conficcato nella testa e che tanto sarebbe piaciuto a Magritte di Il suono naturale della memoria sono puri divertissement a cui si alternano piccole fotografie reali, in cui davvero la musica diventa il focus della vita dei protagonisti. È esattamente questo il caso di Festival (inteso come Sanremo) in cui un giovane rapper è suo malgrado artefice di una performance di quelle che finiscono per diventare evento mediatico e Storia della televisione, mentre la malinconica figura del batterista anziano senza successo che non smetterà mai di sognare e suonare in I nuovi guai è forse il ritratto più struggente che un musicista-scrittore possa dedicare ai molti, sconosciuti eroi della sua professione arrivati al tramonto della propria vita (o carriera, ma le due cose, spesso, coincidono). Da notare infine la struttura del libro in cui trovano spazio anche sperimentazioni come i due racconti “speculari” Al dunque e Gli altri erano tutti normali? e soprattutto lo stile che Liga impiega nella sua prosa: fluido, attento al ritmo e preciso nella costruzione cinematografica dei dialoghi (di nuovo una contaminazione tra le diverse anime di un artista che ha anche scritto e diretto il fortunato Radiofreccia). Scusate il disordine è dunque un libro che piacerà non soltanto ai fan di Luciano Ligabue, musicista ma a chiunque sia in cerca di una lettura interessante e piacevole, graffiante come un certo rock e scorrevole come il pop d’autore. E, in questo caso, ogni riferimento a fatti e persone reali non è per nulla casuale.

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