Da oggi, 9 novembre, al 3 marzo 2013, il Museo del Novecento ospiterà due nuove esposizioni: “Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dell’arte” nello Spazio mostre e “Programmare l’arte. Olivetti e le neoavanguardie cinetiche” negli Archivi del Novecento.
«Queste due mostre dimostrano quanto il Museo del Novecento sia vivo, capace di accogliere nuove collezioni e nuove opere, come quelle recentemente acquisite di Bruno Munari e di Luciano Fabro, e in grado di mettersi in gioco senza perdere la sua attenzione verso il Novecento, che è il nocciolo della sua identità – ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Stefano Boeri -. In particolare, la mostra dedicata a Claudia Gianferrari conferma il grandissimo rilievo delle collezioni civiche, il rapporto fondamentale tra queste e il collezionismo e conferma il talento di Daniel Libeskind, che ha creato un allestimento bellissimo, allo stesso tempo visibile a tutti, anche dall’esterno del Museo, e discreto, perché non ‘invade’ in alcun modo l’esposizione, ma anzi è capace di svelarla suggerendo diverse prospettive. Un modo originale per contaminare moderno e contemporaneo, che vuol essere la cifra della politica culturale di questa Amministrazione, come dimostrano anche le due mostre attualmente aperte alla GAM di via Palestro e al Castello Sforzesco, dove dialogano in armonica complementarietà antico, moderno e contemporaneo».
“Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dell’arte”, a cura di Danka Giacon, è il primo appuntamento di un ciclo di mostre dedicate a importanti collezioni e collezionisti milanesi che hanno al centro delle loro raccolte opere dell’arte del XX secolo. Claudia Gian Ferrari, a partire dagli anni Ottanta, è stata una figura di riferimento nella scena culturale milanese attraverso l’attività della storica Galleria Gian Ferrari, ereditata dal padre, e la curatela di importanti mostre sull’arte del secolo scorso, tra le altre si rammentano quelle dedicate a Arturo Martini e al gruppo di Novecento.
L’esposizione è l’occasione per presentare il considerevole nucleo di opere della collezione di Claudia che, grazie alla donazione della famiglia, entreranno a far parte delle raccolte del Museo del Novecento. Le 15 opere donate appartengono ad alcuni degli artisti più significativi del secondo dopoguerra, come Vincenzo Agnetti, Pier Paolo Calzolari, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Gilberto Zorio.
Il suggestivo allestimento realizzato da Daniel Libeskind è stato progettato per valorizzare al meglio le opere e le sezioni espositive. La mostra propone una “sala” dedicata agli artisti attivi tra le due guerre – Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello, Mario Sironi – a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni e esposizioni. Esposta anche una selezione di materiali provenienti dai documenti dell’archivio storico della Galleria Gian Ferrari che Claudia ha destinato, con un legato testamentario, agli Archivi del Novecento, e una serie di capi d’abbigliamento della gallerista donati dalla stessa al Museo della Moda – Palazzo Morando.
Infine, due degli artisti contemporanei più vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensità.
“Programmare l’arte”, a cura di Marco Meneguzzo, Enrico Morteo, Alberto Saibene, è invece il titolo della mostra allestita negli Archivi del Museo, dedicati proprio a Ettore e Claudia Gian Ferrari, che riprende a cinquant’anni di distanza l’esposizione che ebbe luogo nel 1962 nei negozi Olivetti di Milano e Venezia e che fu curata da Bruno Munari. L’edizione del Museo del Novecento segue la tappa veneziana, allestita presso il Negozio Olivetti di proprietà del FAI dal 30 agosto al 28 ottobre 2012. Oltre a presentare una selezione di opere di Bruno Munari, Enzo Mari, Getulio Alviani, del Gruppo N (Biasi, Chiggio, Costa) e del Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco) – del quale il museo espone permanentemente oggetti cinetici e ambienti –, la mostra offre una selezione di materiali d’archivio, fotografie, testi e manifesti dell’epoca e due filmati.
Ricordare a cinquant’anni di distanza la mostra che diede a questi artisti rilievo nazionale, e non solo, significa riflettere sulle possibilità di ricerca che l’Arte Programmata e Cinetica ha aperto nel dopoguerra, non solo in campo strettamente artistico, ma abbracciando grafica, architettura e design e spingendosi fino al confronto con le nuove tecnologie. Le mostre e le attività collaterali del museo sono rese possibili grazie alla sensibilità degli sponsor: Bank of America Merrill Lynch e Finmeccanica.