Sentire il nome di Cesare Zavattini sicuramente fa venire in mente uno dei film di cui è stato sceneggiatore. Basterebbe citare una delle più note pellicole del Neorealismo italiano, quel “Ladri di biciclette” a cui ha lavorato insieme al grande regista Vittorio De Sica, per capire esattamente di chi stiamo parlando.
Certo non tutti sanno, però, che oltre a essere uomo di cinema, quello stesso Zavattini è stato appassionato collezionista di opere d’arte. Quadri che per la loro dimensione, precisamente 8 x 10 cm, e per i soggetti rappresentati – si tratta soprattutto di autoritratti di artisti famosi come Giorgio De Chirico e Lucio Fontana – sono entrati a far parte di una collezione davvero unica al mondo, originariamente composta da quasi 1500 esemplari.
Oggi, a distanza di decenni, parte di queste opere sono finalmente visionabili: sottoposti ad accurato restauro, 152 di questi dipinti sono attualmente parte della mostra “Zavattini e i maestri del Novecento”, allestita nella Sala XV della Pinacoteca di Brera di Milano e visitabile sino all’8 di settembre.
Ma ripercorriamo dall’inizio questa passione di Zavattini per l’arte e, in particolare, per la pittura. È lui stesso ad affermare più volte quanto i quadri gli provochino una «gioia profonda. Se avessi soldi – dichiarava, infatti – non farei altro che comprarne». E nella sua vita ne acquista parecchi, ma rigorosamente piccoli, in quanto i «quadri grandi costano troppo». Numerosi e minuti dipinti, quindi, che lo stesso Zavattini commissiona agli artisti con quelle precise e ripetute dimensioni per andare a comporre, a partire dal 1941, un corpus di opere unico e straordinario.
Ma al di là della curiosità delle dimensioni scelte, l’altro aspetto che sicuramente merita la nostra attenzione è che su quei dipinti sono raffigurati, soprattutto, i volti di grandi artisti. A ogni pittore Zavattini richiede, infatti, di realizzare un autoritratto, tanto che molto presto si trova a vivere in una casa, quella romana di via Sant’Angela Merici, ricca di immagini che in modo più o meno realistico rappresentano personaggi del calibro di Burri, Balla, De Chirico, Depero, Guttuso, Sassu o Pistoletto.
Circa 1500 autoritratti raccolti in poco meno di quarant’anni, ciascuno opera singola ma contemporaneamente parte di una serie che in larga parte, purtroppo, è andata perduta. Costretto da motivi economici, sul finire degli anni Settanta Zavattini deve infatti vendere questo preziosissimo corpus di opere, di cui 152 sono attualmente di proprietà della Pinacoteca milanese, che li ha acquistati e recuperati e che oggi li espone per la prima volta in assoluto. Una mostra, quindi, da non perdere per la sua eccezionalità e alla quale la metropoli lombarda associa anche un’altra serie di appuntamenti dedicati proprio allo sceneggiatore neorealista. Appena reduce dalla mostra dedicata al fotografo francese Robert Doisneau, lo Spazio Oberdan di Milano accoglierà dal 29 di maggio e per tutto il mese di giugno una rassegna cinematografica su Zavattini: a comporre il calendario delle proiezioni ci saranno quindici titoli tra i quali “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”, “Bellissima” e “Umberto D”, cui si aggiungeranno anche le due pellicole di cui è stato regista, ossia “La veritàaaa” e “I misteri di Roma”.
Scheda tecnica della mostra:
Dal 7 di maggio all’8 di settembre 2013
Sala XV della Pinacoteca di Brera, Milano
A cura di Marina Gargiulo, direttore delle collezioni del XX secolo della Pinacoteca
Orari: dalle 8.30 alle 19.15 dal martedì alla domenica (la biglietteria chiude alle 18.40)
Biglietto d’ingresso alla Pinacoteca: € 10,00 Intero, € 7,00 Ridotto
Mostra e catalogo realizzati in collaborazione con Skira editore.
Valentina Sala