Ecco la donna del Novecento tra seduzione e femminilità

Seduzione e femminilità si confondono, si sono sempre confuse” è l’asserzione del sociologo francese Jean Baudrillard, che ha ispirato la mostra “La forma della seduzione. Il corpo femminile nell’arte del 900”, allestita a Roma presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea fino al 5 ottobre 2014. Dopo aver visitato le cinque sezioni – in cui le 130 opere (tra dipinti, sculture e composizioni) di artisti diversi e anche lontani tra loro illustrano il concetto e lo sviluppano – ben si comprende la provocatoria interpretazione di Baudrillard, secondo il quale la seduzione appartiene alla sfera dell’artificio e non a quella della natura (“De la seduction”, 1979). Diciamolo subito: la mostra – curata da Barbara Tomassi con  Flaminia Valentini – è molto interessante e composta da opere, alcune famosissime, realizzate nell’arco del Novecento, la cui contemplazione fa sentire privilegiati per essere a pochi centimetri di distanza.

Negli splendidi saloni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si ha la possibilità di ammirare anche le esposizioni permanenti della struttura, in una full immersion artistica da vivere. “La forma della seduzione” occupa un ampio spazio e si snoda lungo un percorso affascinante che ci porta sorprendentemente dalle forme morbide… rassicuranti, che sprigionano un calore quasi naturale, delle opere esposte nella prima sezione denominata “Le belle apparenze”, sino alle rappresentazioni più ermetiche ma non prive di fascino della quarta, “La bella e la bestia”, in cui la femminilità e la seduzione alludono all’ignoto… al segreto e il sesso viene mitizzato a seguito dell’apporto psicanalitico di inizio secolo. In una crescente ambiguità. Si comincia quindi con le opere più “rassicuranti”, come lo splendido Nudo sdraiato di Modigliani (1918/19) sicuramente il più ammirato dai visitatori, o il classicheggiante Nudo neoclassico (1915) di Francesco Trombadori, così come l’elegante Nudo muliebre (1942) di Gino Severini. La sensualità dei dipinti di Modigliani, di forte e fiera bellezza, quasi anticipa le fotografie delle modelle di Man Ray (pittore, fotografo e regista statunitense, esponente del dadaismo), riprese in pose provocatorie che ebbero un impatto allora dirompente.

L’atmosfera cambia nella seconda sezione, “Seduzione/sedizione”, dove prevale una crescente inquietudine che anche un occhio inesperto riesce a cogliere immediatamente. Il nudo, prima ideale di bellezza, viene gradualmente trasfigurato e destrutturato dai diversi linguaggi della sperimentazione artistica. Espressionismo, futurismo, surrealismo, cubismo smantellano la concezione che il corpo femminile aveva avuto nella Storia dell’Arte fino ad allora. I soggetti rappresentati appaiono sempre più deformati, anche nelle sculture come quelle di Manzù (Amanti, 1966) e Leoncillo (Ermafrodito, 1939). Ma gli esiti più evidenti possiamo ammirarli negli straordinari dipinti di Joan Mirò ed Enrico Prampolini. Proseguendo ed entrando nella terza sezione, “Oggetto del desiderio”, il surrealismo prende decisamente il sopravvento e il corpo femminile appare ormai frammentato, metaforizzato, reso appunto oggetto. Ecco quindi singole parti anatomiche nella scultura di Alberto Viani (Nudo cariatide, 1951), un tronco di donna, o la celebre Femme – guitare nel dipinto di Georges Malkine (1966), fino all’eloquente composizione su carta di Toyen, Tiedeur de la nuit, un trionfo di bocche, capelli, gioielli, mani, allusivi rossetti, in una realizzazione fortemente erotica, tipica dell’artista ceca, esponente femminile del surrealismo. Inquietante è una sequenza fotografica in quattro scatti, di un’opera di Hans Bellmer, denominata La poupèe, un corpo femminile quasi mostruoso, che esula da ideali di bellezza e perfezione e si opponeva al mito dei corpi perfetti propagandati dal regime nazista sotto cui l’artista visse.

Nella quarta e penultima sezione si entra nel mondo del fantastico, apparentemente. “La bella e la bestia” ospita opere in cui il corpo femminile entra in relazione con caratteristiche non umane. E’ ancora nel surrealismo che si celebra questa commistione. Non più la seduzione, quanto la venerazione della figura femminile. Oggetto, ancora, ma sacrale, su cui si proiettano sogni e incubi. Spesso si confonde nella vegetazione lussureggiante, diventa essa stessa forza della natura, elemento di sovversione incontrollabile e catastrofica, paura, seppur parafrasata. Un concetto, questo, che sinceramente ha suscitato riflessioni inquietanti in me, alla luce di quanto stiamo vivendo nella società attuale nel rapporto tra uomo e donna. L’arte mette in luce l’essere umano come nient’altro al mondo! Bellissimo il dipinto di Andrè Masson, La peintre et le temps (1938), quello di Bona, Paysage antropomorphe (1960), e Promenade di Alberto Savinio, che ben riassumono il concetto di questa sezione. Dalle irrequietezze surrealiste, nell’ultima sezione “La bella addormentata”, splendide opere scultoree e pittoriche accarezzano gli occhi e l’anima del visitatore, alludendo all’attrazione del corpo femminile abbandonato al sonno. Dalla scultura di Umberto Baglioni, La bella addormentata (1933) al grande dipinto di Giorgio De Chirico, Diana addormentata nel bosco (1933), un tema trattato sin dall’antichità e che in questi grandi maestri riprende slancio, ispirando serena e calda sensualità.

Un bel percorso per un tema dalle mille sfumature, ammirando opere di grandi artisti del Novecento. Unica pecca, l’assenza di un audio-tour che possa permettere di evitare la noia di dover leggere lunghissimi pannelli esplicativi. Ma la risposta è sempre quella: «Eh! Ma i fondi…». Una mostra interessante, dunque, che ha il pregio di suscitare ammirazione, pensieri, dubbi, domande, anche inquietudini. Tutto quello che deve fare l’arte, in ogni sua forma.

Paolo Leone

Per info: Tel. 06 322981; www.gnam.beniculturali.it

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