“Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”. Questi versi di Ungaretti – in evidenza su uno dei pannelli nell’ultimo tratto all’interno della piccola ma interessante mostra nella Galleria Tempi Moderni di Roma -, appartenenti alla sua poesia Veglia, ben sintetizzano le sensazioni che si provano sperimentando, non solo guardando, tutto quello che si trova nei locali di Via Giulia. Sì, avete letto bene, sperimentando. Perché la mostra “Trincee 14/18 – La Grande Guerra negli occhi di un soldato” è l’esempio di come la semplicità concettuale nell’allestimento di un evento simile, sia più eloquente di tanti noiosi trattati. Del resto, se quella che viviamo è l’era delle immagini, assumono un valore enorme quelle “stereoscopiche” tridimensionali, originali degli anni della prima guerra mondiale, scattate al fronte, nelle trincee, e visionabili grazie a degli strani aggeggi francesi e italiani di fine ‘800 e primi ‘900. Accompagnati in sottofondo dai suggestivi canti dei soldati e in un’ambientazione sobria quanto suggestiva, si ha la possibilità di visionare trecento fotografie in 3D, a dire il vero un po’ scomodamente per la bassa altezza a cui sono posizionati gli antichi classificatori. L’entrata della mostra, anch’essa semplicemente indicata da due reticolati di filo spinato e adeguatamente sorvegliati da un giovane vestito da soldato italiano, di tutto punto, introduce il visitatore nella prima saletta, colma di cimeli originali e in cui fa bella mostra una mitragliatrice nella sua postazione di fuoco. Un arco tappezzato dalle lettere originali dei soldati al fronte, introduce nella seconda sala, dove con un po’ di pazienza si possono ammirare le trecento fotografie (delle mille possedute dalla Fondazione Moderni), davvero molto suggestive e significative, alcune davvero belle nella loro drammaticità. Dagli scatti sul Cadore, a mio parere straordinari, a quelle della gloriosa Brigata Sassari in Trentino, da quelli del dicembre 1916 sul fronte Giulia, alle straordinarie e inquietanti gallerie scavate nella roccia sull’Adamello. Numerose le foto sul Piave, sulle sue battaglie e le conseguenti rovine e impressionanti le file sterminate di Lancieri del Mantova e Firenze nel giugno 1918, nonché quelle altrettanto numerose dei prigionieri catturati durante gli scontri del Piave.
Ma quello che colpisce sono i volti, quando si vedono bene. Giovani abbrutiti dalla fatica, dalle condizioni mostruose di una guerra di trincea infinita, ragazzi che sembrano vecchi. I corpi in disfacimento affioranti dal fango. Il freddo e il disagio estremo quasi si toccano con mano. Ragazzi senza volto, senza nome, finiti dentro un orrore che non dovrebbe esistere e che purtroppo si ripete in tante parti del mondo. E giovane, giovanissimo era Mario Moderni, patriota e artista, da cui questo luogo prende il nome, morto ventiduenne nel 1915 e del quale è struggente l’incipit dell’ultima lettera scritta al padre (creatore dell’omonima Fondazione) dal fronte. Nella terza saletta, l’ambientazione con pubblicistica d’epoca, sacchi di sabbia e scritte inneggianti sui muri di legno, ci circonda mentre assistiamo a un breve e interessante video, realizzato da Amygdala, società di produzione sponsor della mostra, che con abile montaggio lascia rivivere le paure, i dubbi e i pensieri di un soldato, dall’esaltazione iniziale – “c’era stata promessa la gloria” – alla realistica presa d’atto della tragedia per vinti e vincitori. Un quarto ambiente ci mostra un ipotetico, ma realistico, spaccato di vita in uno spartano alloggio corredato di branda e altri cimeli (elmetti, bossoli), che è il preludio all’entrata nella “trincea” virtuale, una bella trovata, in cui con l’ausilio di occhialetti 3D (proprio come quelli del cinema), si percorre un breve tratto circondati da gigantografie tridimensionali, nella semioscurità, tra il rumore delle granate, con un confessabilissimo senso claustrofobico. L’uscita dal “tunnel” ci porta nell’ultimo spazio, dedicato a medaglie, bandiere e oggettistica originali della Grande Guerra. Qualche piccolo gadget a ricordo di questa giornata si porta via volentieri, considerando che la mostra è assolutamente gratuita e il personale presente nei locali è di squisita competenza e cortesia, dote non comune.
Un evento molto ben organizzato, semplice, che s’inserisce nel programma della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il Centenario della Prima Guerra Mondiale ed è patrocinato da Roma Capitale e dalla Regione Lazio. Inaugurata il 22 maggio scorso alla presenza dell’Assessore alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale, Alessandra Cattoi, la mostra proseguirà fino ad agosto per poi riprendere, probabilmente, nel mese di settembre. La Galleria Tempi Moderni è aperta tutti i giorni, con ingresso libero, dalle 10 alle 19. Da vedere.
Paolo Leone
- Si ringrazia l’ufficio stampa della Fondazione per la concessione delle fotografie di guerra