A volte si scoprono eventi quasi casualmente, che si rivelano sorprendenti, anche entusiasmanti, non solo per la bellezza e la capacità organizzativa di chi li crea, ma per la completezza, la ricchezza di contenuti, materiali e non. La bella sorpresa proviene dall’Auditorium expo, il grande spazio che ospita la mostra sulla storia della nazionale italiana, all’interno della polifunzionale struttura disegnata da Renzo Piano. La rosa che non ti aspetti in una città sempre più sciatta, basti osservare le aiuole a ridosso dell’Auditorium e dell’adiacente palazzetto dello sport, gioiello firmato Nervi per le olimpiadi del 1960. Uno spettacolo deprimente, proprio a ridosso di quello stadio (ora “Flaminio”, all’epoca “del Partito Nazionale Fascista”) che vide i primi trionfi azzurri. La mostra, inaugurata il 6 maggio e aperta fino al 27 luglio è, invece, un’esplosione di colore, passione, storia e tecnologia.
Un allestimento curato nei particolari, che permette al visitatore di percorrere un piacevole cammino nella storia della nostra nazionale e del Paese stesso, grazie all’arguzia degli organizzatori (Federazione Italiana Giuoco Calcio e Puma) che hanno ben pensato di creare un parallelismo tra sport e vita civile italiana. Impazziscono gli amanti dei cimeli sportivi, è come essere nel Paese delle meraviglie! Ce ne sono tantissimi e ben distribuiti nelle varie epoche, a partire dalla prima maglietta del 1924 indossata dal portiere De Prà, a quella dei grandi protagonisti come Nereo Rocco (1934), Silvio Piola (1938), Giacinto Facchetti (1968), fino a quelle più recenti. E poi divise storiche, tutti i palloni protagonisti dei mondiali fino a quello attualmente in corso (gioia per gli amanti del calcio), la storia grafica dello stemma della nazionale, i trofei (dalla Coppa del Duce del 1934, ideata dallo scultore futurista Giuseppe Graziosi , alla Coppa Rimet, dal trofeo europeo vinto nel 1968, fino alla grande sala che ospita la Coppa del Mondo conquistata nel 2006. Bella e “tenera” la maglia dell’esordio di Piola, ricamata dalla mamma a memoria dei suoi due gol all’Austria nella partita giocata a Vienna il 24 marzo 1935, una vera chicca. Se non bastasse, tutto il lungo spazio allestito è sapientemente tappezzato di fotografie storiche e di schermi con i video dell’Istituto Luce dagli anni 20 in poi. Un apposito spazio rende il giusto tributo al Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga, coi suoi tanti nazionali (per tutto il 1950 la nazionale giocò col lutto al braccio).
I periodi storici sono adeguatamente separati e caratterizzati da proiezioni che accompagnano le gesta dei calciatori con i fatti avvenuti negli anni in questione, dal ventennio fascista allo scoppio della guerra, dalla ricostruzione al boom economico, dagli anni di piombo a quelli attuali. Colpiscono piacevolmente i grandi monitor con tecnologia touch-screen, grazie ai quali ci si può sbizzarrire facendo apparire le schede relative a tutti i 760 calciatori che hanno vestito la maglia azzurra fino ad oggi, vedere i giocatori più rappresentativi in azione, spezzoni di partite leggendarie, oppure gustarsi le prime pagine ingrandite dei maggiori giornali dal 1923 al 2006 e i video dei gol più famosi. Una vera manna per gli appassionati! Straordinaria l’esposizione dei palloni, dal modello “Players” del mondiale 1930, fino all’attuale “Brazuca” del mondiale brasiliano, passando per il mitico “Coupe du monde” del 1938 (con la famigerata cucitura in cuoio), all’affascinante “Tango” del mundial argentino 1978. La sezione dedicata al trionfo del 1982 emoziona ancora oggi, tra le altre cose spicca la giacca e la pipa del compianto CT Bearzot. Le notti magiche del 1990, corredate delle maglie e ricordate dai video con audio originale, si trovano più o meno di fronte alla parete che ricorda la vittoria a Roma del titolo europeo nel 1968 e un brivido corre nel vedere le immagini in bianco e nero di uno stadio Olimpico per la prima volta illuminato da una fiaccolata spontanea del pubblico, oggi impensabile. Una sala apposita è dedicata a lei, alla Coppa del Mondo vinta nel 2006, che troneggia al centro, in una teca cilindrica, ben illuminata, mentre tutto intorno degli schermi trasmettono azioni e gol di quel mondiale. Un allestimento suggestivo, bello, tanto da chiedersi per quale motivo questa mostra sia stata così poco e male pubblicizzata. Uscendo, nell’ultimo tratto, le maglie degli ultimi anni, compresa quella del Mondiale 2014, tristemente e precocemente concluso per i nostri azzurri. Oltre alla ricchezza dell’esposizione, rimane negli occhi la bellezza con cui è stata concepita, l’accuratezza dell’esposizione che crea un ambiente gradevole, dal quale dispiace dover uscire, il “taglio” moderno con cui accoglie il visitatore e lo porta a scoprire un pezzo della nostra storia e, aimè, a fargli scoprire quanto corre il tempo. Da non perdere, assolutamente. Rimane negli occhi e nel cuore.
Paolo Leone