Edito da Mondadori, arriva nelle librerie Nei panni di un’altra, l’autobiografia romanzata di Eleonora Giorgi. L’attrice e regista, ma anche produttrice e sceneggiatrice, si racconta in un libro dai toni tenui e pacati, esplorando la sua gioventù dai primi passi nel mondo del cinema fino alle luci della ribalta. Anche se Nei Panni di un’altra è un libro, che si legge tutto d’un fiato, grazie al suo stile fresco, schietto, sincero e poco arzigogolato, rimane comunque un’autobiografia fine a stessa che regala emozioni a buon mercato, costruita solo per quella fetta di lettori a cui piace vivere la vita attraverso quella degli altri. Cinema, pailliettes, droga, sesso, soldi, vestiti all’ultimo grido, Eleonora Giorgi senza peli sulla lingua e con un far deciso, si mette a nudo, e fra le pagine del libro fa trapelare la figura di una donna ingenua ma che fin dall’inizio ha creduto nelle sue sole forze. “[…]Avevo sedici anni e piangevo così, senza speranza, perché, oltre all’immenso dolore, alla gelosia, alla paura di aver perso mio padre per sempre, sentivo che in qualche modo andavano in pezzi anche quelle poche certezze che fin lì mi avevano rassicurata: la quotidianità casa-scuola, i pasti pronti […]”.
Dagli anni ’70, quando l’attrice ha esordito in Storia di una Monaca di clausura – film vagamente erotico che si calava alla perfezione nello stile di quel periodo – al disagio di una ragazza che è cresciuta troppo in fretta e per di più senza un padre, dai grandi eccessi, ai primi riconoscimenti, senza dimenticare gli amori della sua vita, Angelo Rizzoli e Massimo Ciavarro, e toccando in punta di piedi lo scandalo che ha visto proprio l’autrice del libro, verso i primi anni ’90, in prima pagina su tutti i notiziari dell’epoca: in Nei panni di un’altra c’e spazio anche per dubbi, incertezze, le paure di una donna che ha sempre vissuto ben oltre i limiti, e poi si riverberano i successi, il David di Donatello vinto nel 1983, l’approdo nel mondo delle fiction italiane senza dimenticare l’amore che Eleonora Giorgi nutre verso i suoi figli. Ciò che colpisce è la sincerità con cui l’autrice pennella il discorso, una sincerità e una lucidità che riesce a sopperire a tutti gli errori di stile e strutturali della stessa autobiografia. “[…]La storia con Gabriele era iniziata, passionale e romantica, ed era continuata, nel tempo, sempre più seria. Passavamo le giornate insieme e, a parte la scuola, il nostro amore aveva sostituito le nostre vite precedenti […]”. La sincerità e questa vivida lucidità, però, non permettono al libro di spiccare il volo; la narrazione rimane chiusa in se stessa e cade vittima di una completa autocelebrazione. L’autrice, infatti, non fa altro che tessere le lodi di se stessa, piangendo su errori, occasioni mancate e rimuginando su un passato che è stato fin troppo crudele nei suoi riguardi. L’assenza di una figura paterna pare essere il punto di partenza, il motore di tutta una serie di eventi che ha condotto poi la showgirl a oltrepassare i suoi stessi limiti.
Nei Panni di un’altra non è una lettura edificante, è un continuo sfogliare le (dis)avventure di una donna che ha chiesto troppo dalla vita; intrattiene, a volte fa sorridere, ma illustra una realtà così asettica e fuori dal mondo che il lettore non riesce a trovare la giusta empatia. E’ pur vero che si riverberano usi e costumi del mondo dello spettacolo che, oggigiorno, sono andati persi, ma le vicissitudini di Eleonora Giorgi destano poca curiosità. Più che altro sembra di leggere un infinito romanzo in rosa prevedibile fin dal suo incipit. Un’occasione sprecata per una donna dagli infiniti talenti. La sua commiserante autobiografia trasmette pallide emozioni che si affievoliscono con lo scorrere delle pagine.