La recensione del libro di Palma Lavecchia “Parliamone ancora”
Parlare, parlare sempre per non rimanere vittime dell’orgoglio, piaga nelle altrui e nelle nostre anime. I conflitti, soprattutto quelli silenti, con le persone a noi più vicine, più care, nelle nostre stesse famiglie, sono quelli che possono condurre all’amarezza per tutta la vita, se non risolti prima che sia troppo tardi. Prima che la separazione definitiva giunga a troncare ogni speranza di riconciliazione, lasciando chi rimane preda di rimpianti e rimorsi laceranti. Il libro di esordio di Palma Lavecchia ha un grandissimo pregio: quello di affrontare il tema con una leggerezza inaspettata, che lo rende godibilissimo e di facile lettura, catturando l’attenzione da subito grazie all’affresco familiare dipinto nelle pagine e in cui, credo, ognuno di noi ha la possibilità di riconoscersi. I personaggi protagonisti sono tratteggiati con una grazia che non diventa mai banale e accompagnano per tutto il libro il problema che attanaglia il rapporto tra una figlia, una madre, e con mirabile maestrìa tutti gli altri coinvolti, chi direttamente, chi di riflesso, nelle dinamiche umane e parentali. Alcuni critici hanno ben colto l’aspetto forse vincente dell’opera: il suo minimalismo, paragonandolo a quello dei film di Pupi Avati. Una giovane figlia, una giovane madre, un dramma segreto alla base del comportamento distante, asociale, scostante della seconda verso la prima e verso il mondo intero. Intorno a loro, amici, nonni, fidanzati. Storie di vita vera, comuni a chiunque, che passano spesso sotto silenzio e i cui effetti sono avvelenati dal silenzio, dettato dall’orgoglio dei componenti del nucleo familiare, per cui ognuno si chiude nella sua verità senza confrontarsi con l’altro.
E gli anni passano, inesorabili, fino al momento in cui non si può più rimediare. La giovane protagonista, Emma, una ragazza di grande nobiltà d’animo e di matura saggezza, sarà colei che scardinerà le gabbie dell’orgoglio e con coraggio tenterà di recuperare anni di incomprensioni, di dolore, di disprezzo ma anche di attese. Alla finestra, in particolare, ogni volta che sua madre si allontanerà da casa, la sua speranza crescerà nell’attesa di un incerto ritorno. La capacità dell’autrice, con stile sobrio, fa di una storia che potrebbe essere pesante, un delizioso romanzo, una carezza di colore grazie all’entusiasmo che si respira tra le righe, la voglia di vita di Emma, la sua caparbietà nel migliorare la sua quotidianità, il suo amore e il suo crescere, da bambina paurosa dei sentimenti a donna capace di impostare il suo futuro. Anche l’elemento “etereo” della presenza della nonna materna deceduta che torna per svelare e suggerire i comportamenti giusti alla sua amata nipote, a svelarle le verità nascoste necessarie per acquisire consapevolezza della realtà, contribuisce a rendere il romanzo divertente e commovente allo stesso tempo. Un equilibrio agro dolce accompagna il lettore fino all’ultima pagina, quando il finale svelerà se gli sforzi dei protagonisti verso un continuo miglioramento, avranno prodotto risultati. Un romanzo serio ma pervaso da una grande forza d’animo, da una grande spinta alla positività, piacevole, scritto con deciso senso del ritmo, anche divertente. Una bella e benefica lettura, senza dubbio, per ogni età.
Note biografiche
Palma Lavecchia (nella foto in alto alla vostra destra) nasce a Barletta nel 1974. Nel 2003, si laurea in Restauro Architettonico. Nello stesso anno, si arruola nell’Arma dei Carabinieri, di cui ora è Tenente. Scrivendo di notte, dopo aver accudito ai suoi due piccoli figli, l’autrice è riuscita a pubblicare questo primo romanzo, “Parliamone ancora”, nel novembre del 2013 .
Paolo Leone