Non dimenticateci. Un titolo forte, che non lascia spazio a doppie interpretazioni, perché a volte le persone hanno la memoria corta, troppo corta! Chiarelettere ha appena pubblicato l’ebook con il discorso del Premio Nobel Aung San Suu Kyi.
Dopo oltre vent’anni di lotta contro il regime birmano, Aung San Suu Kyi oggi è libera. Anche se la giunta militare l’ha tenuta per anni agli arresti domiciliari, separandola dalla famiglia, Aung San Suu Kyi non ha mai smesso di impegnarsi per «una società libera, sicura e giusta». Oggi è membro del parlamento e, libera di viaggiare, ha tenuto il suo storico discorso per il Nobel, vinto nel 1991, il 16 giugno 2012, contenuto in questo libro insieme a un reportage di Ettore Mo pubblicato da «Sette» del «Corriere della Sera», dal titolo In Birmania, una perla col buco. Aung San Suu Kyi nasce il 19 giugno 1945 a Yangon (Rangoon). È figlia del generale Aung San, comandante del Burma Indipendence Army, uno dei protagonisti della lotta per l’indipendenza della Birmania, che muore assassinato nel 1947. La madre diventa ambasciatrice del paese in India nel 1960 e Aung San Suu Kyi, quattro anni dopo essere arrivata a New Delhi, si trasferisce a Oxford, dove studia filosofia, politica ed economia al St Hugh’s College. In seguito lavora due anni all’Onu, durante il mandato del segretario generale U Thant.
Nel 1972 sposa Michael Aris, conosciuto ai tempi dell’università, e si trasferisce con lui in Bhutan, dove il marito è insegnante presso la famiglia reale. L’anno successivo la coppia torna a Oxford, dove Aris diventerà docente. Nel 1973 nasce il loro primogenito Alexander. Quattro anni più tardi, nel 1977, nasce il secondogenito Kim.
Nel marzo 1988 la madre Daw Khin Kyi ha un ictus e Aung San Suu Kyi si trasferisce a Yangon per accudirla. Il 23 luglio dello stesso anno il generale Ne Win, al potere dal 1962, si dimette. Si verificano dei disordini, repressi dall’esercito, e muoiono migliaia di manifestanti. In agosto, prima con una lettera aperta al governo e in seguito durante un comizio, Aung San Suu Kyi chiede l’indizione di elezioni libere. Il 24 settembre nasce il partito National league for democracy, di cui è segretario. Gira per il paese sfidando i divieti della giunta militare e, al funerale della madre, davanti a migliaia di persone, prende l’impegno di mettersi al servizio del suo paese, come hanno fatto i genitori.
Nel giugno 1989, prima della data annunciata delle elezioni, viene messa agli arresti domiciliari senza alcun capo d’imputazione. Quasi un anno più tardi, nel maggio 1990, si tiene il voto e il partito di Aung San Suu Kyi si impone con oltre l’80 per cento dei consensi. La giunta militare si rifiuta di riconoscere il risultato. Nell’ottobre 1991 le viene assegnato il premio Nobel per la Pace, che verrà ritirato dai figli: Aung San Suu Kyi rimane agli arresti domiciliari, avendo rifiutato l’offerta di lasciare il paese a patto di non potervi fare più ritorno e abbandonare la scena politica birmana. La sua detenzione continuerà fino al 1995, dopo sei anni di privazione della libertà. Al momento della liberazione, le vengono imposte numerose limitazioni.
Suo marito muore a Londra nel 1999 senza poterla riabbracciare. In precedenza a Michael Aris era stato negato il visto per la Birmania e le autorità avevano vietato ad Aung San Suu Kyi di recarsi in Inghilterra dal marito malato, in caso contrario non avrebbe più potuto fare rientro in Birmania. Viene nuovamente messa agli arresti domiciliari fra il settembre 2000 e il maggio 2002 e di nuovo dal 2003 in poi. Dopo cinque anni le viene concesso di ricevere lettere dai figli ma, nel 2009, viene nuovamente arrestata, accusata di aver violato le condizioni dei suoi arresti domiciliari perché un cittadino americano, John William Yettaw, si era introdotto nella sua residenza. La sentenza sarà di un altro anno e mezzo di arresti domiciliari.
Nel novembre 2010 in Birmania si tengono nuove elezioni indette dalla giunta militare. Non possono essere elette persone che abbiano subito una condanna o che abbiano sposato una persona di nazionalità straniera, quindi il premio Nobel non può candidarsi e il suo partito sceglie di non presentarsi alle elezioni. Aung San Suu Kyi viene liberata sei giorni dopo il voto e nell’agosto 2011 incontra il presidente birmano Thein Sein. Vengono approvate nuove norme che regolano le elezioni e il 1° aprile 2012 Aung San Suu Kyi viene eletta in parlamento. Dopo ventiquattro anni le viene concesso di lasciare il paese e il 16 giugno 2012 tiene il suo discorso per il premio Nobel per la Pace che aveva vinto nel 1991.