Si è conclusa lunedì 8 dicembre la tredicesima edizione di Più libri più liberi, la Fiera Nazionale della piccola e media editoria che ogni anno si svolge a Roma, nel Palazzo dei Congressi. La giornata conclusiva ha accolto i visitatori sotto un cielo abbagliante di azzurro dopo quattro giorni di tempo incerto e pian piano la bellissima struttura è andata riempiendosi. Lentamente, ma in crescendo. Come tutta la manifestazione. Del resto, i numeri diramati dall’organizzazione parlano chiaro: oltre 350 espositori, più di 900 ospiti, 330 eventi in Fiera e, soprattutto, cinquantaseimila presenze nell’arco delle cinque giornate. Cosa resta di questa edizione? Sicuramente la sensazione di una grande qualità che, unita alla perseveranza e agli sforzi a volte sovrumani degli editori, testimonia che la piccola e media editoria, in Italia, è viva e ricca di idee. Uno dei problemi, molto difficile da risolvere, è sicuramente legato alla distribuzione dei prodotti, alla difficoltà di farsi notare e quindi sopravvivere in una giungla che privilegia sempre e comunque, aldilà della qualità del prodotto, i grandi nomi.
Non a caso, lo spinoso argomento è stato più di una volta affrontato nel corso della Fiera in diversi dibattiti e tavole rotonde. Nelle sale dedicate alle presentazioni e alle conferenze, hanno avuto il loro spazio diverse iniziative editoriali dedicate alla letteratura sportiva. Si è andati dai grandi nomi del giornalismo come Franco Esposito, a quelli meno noti ma interessantissimi e molto giovani che mi hanno colpito, come Daniele Manusia e Fabrizio Gabrielli, autori di due libri (ADD Editore) molto particolari sul calcio. Il primo ha presentato Cantona, come è diventato leggenda, il secondo Sforbiciate. Un difficilissimo lavoro di destrutturazione dell’immaginario collettivo calcistico, per restituire una realtà non confezionata dalle grandi multinazionali. Tra gli ospiti “vip”, oltre a Camilleri, per il quale si è andati ben oltre la pericolosità per l’assembramento creatosi negli stretti corridoi di Palazzo Congressi, molto interessante è stata la presentazione della giornalista russa Marina Achmedova, scoperta letteraria nell’edizione 2013 e tornata a Roma per il suo reportage-romanzo Krokodil (Gruppo Editoriale Odoya), inchiesta svolta tra i tossicodipendenti della “droga degli ultimi”. La domenica, un momento emozionante è stata la presenza di Nino Benvenuti, leggendario campione di boxe, che accompagnava Rino Tommasi nella presentazione del volume Muhammad Alì, l’ultimo campione – Il più grande? (Gargoyle Books).
Oltre, chiaramente, agli ospiti d’onore come Bjorn Larsson, Paolo Poli, Diego Enrique Osorno e tanti altri, impossibili da ricordare, quello che davvero rimane di questa kermesse culturale, è sicuramente il grande fermento, la fervida laboriosità dei piccoli e medi editori, che non si arrendono a un mercato distratto e prepotente. Vedere con i miei occhi quanti stand siano dedicati ai libri storici, alle realtà regionali, ai bambini, vedere con quanto amore gli editori curano e promuovono i propri prodotti, quanti giovani autori seguono le proprie opere letterarie esposte, è stato da un lato confortante, dall’altro ha aumentato le perplessità per la consapevolezza che, una volta usciti da quel mondo fatato, la realtà commerciale sarà spietata. Però le Fiere di questo genere servono soprattutto al confronto tra case editrici, alla formulazione di nuove strategie di vendita e distribuzione e allora la speranza vuole prendere il sopravvento. Scoprire, nelle interminabili passeggiate all’interno di questo paradiso di carta, alcuni volumi che ho recensito, altri per i quali sono stato alle presentazioni, nelle librerie, per Cultura&Culture, mi ha restituito la sensazione di non aver sprecato il tempo in questi ultimi anni, di aver avuto la possibilità di arricchirmi.
A questo servono i libri, per chiunque. E imbattermi nello stand della casa editrice Psiconline, per la quale fui relatore, nella presentazione al Salone Internazionale di Torino nel 2013, del libro Un record d’amore – alla conquista dell’autostima, della scrittrice Tania Croce, è forse un segno, oltre che un piacevole ricordo. Il libro, in fondo, è un gesto d’amore, indispensabile in una società smarrita come la nostra. Ben vengano mille Fiere come questa. Significherebbe che stiamo uscendo dal buio. Questa tredicesima edizione di Più libri più liberi è un faro acceso, da non lasciar spengere.
Paolo Leone