Dodici titoli in lizza per la cinquantaduesima edizione del Premio Strega, che verrà assegnato il prossimo 3 luglio.
E intanto si azzardano pronostici e non mancano polemiche, più o meno blande, relative alle opere in concorso a Casa Bellonci. Già perché questo è un anno di “rottura” per una delle più prestigiose manifestazioni dedicate alla letteratura nostrana. Tra i “magnifici dodici” si colloca, a sorpresa, il graphic novel di Gipi, ovvero “unastoria”, che dal momento del suo inserimento nella rosa dei 27 finalisti, annunciata lo scorso 4 aprile, ha fatto scoppiare un caso.
C’è chi sussurra, sulla scia di un momento non particolarmente felice per l’editoria, una vittoria probabile, che potrebbe portare una ventata di freschezza e di rinnovamento, grazie al lavoro edito da Coconino Press – Fandango. Non solo: guardano al traguardo altre opere “anomale”, come il curioso “Il desiderio di essere come tutti” (Einaudi) di Francesco Piccolo. E come da copione, i fronti si spaccano: da una parte, i tradizionalisti caldeggiano opere che si riallacciano alla narrativa italiana che da Flaiano, arriva all’ultimo vincitore, Siti; dall’altra i rinnovatori, che vedono nella rottura, un modo per aprire a nuove possibilità espressive. In tal senso, il giornalisti Simone Cosimo, nel suo blog, ha posto un’analisi interessante, ponendo in rilievo il ruolo della graphic novel, genere capace di trattare temi complessi in maniera immediata che, dunque, è fruibile da un pubblico allargato.
Ma mettendo da parte le polemiche, e propendendo per la tesi di una scelta dei titoli oculata, e basata sull’attenzione a elementi stilistici capaci di veicolare contenuti importanti, si arriva ai titoli selezionati dal Comitato del Premio, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Bellonci e Strega Alberti.
Dalla vicenda di una ragazzina che fa gare di corsa stretta nel suo burka, di “Non dirmi che hai paura” (Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella, arriviamo alla Morales ridotta al mutismo da un intervento chirurgico sbagliato di “Lisario o il piacere infinto delle donne” (Mondadori) di Antonella Cilento. In “Bella mia” (Elliot), Donatella Di Pietrantonio propone il drammatico scenario del terremoto dell’Aquila. Si arriva al graphic novel di Gipi, alla questione razziale in Jugoslavia, “Come fossi solo” (Giunti) di Marco Magini, a un romanzo espressione di una scrittura elevata, salutata con favore dai lettori più “tradizionalisti, ovvero “Nella casa di vetro” (Gaffi) di Giuseppe Munforte. Un antieroe calato nel contesto di un’Italia densa di contraddizione agisce ne “La vita in tempo di pace” (Ponte alle Grazie) di Francesco Pecoraro, mentre in “La terra del sacerdote” (Neri Pozza) di Paolo Piccirillo, troviamo una vicenda di misteri e intrighi. So continua con il già citatao “Il desiderio di essere come tutti”, con il viaggio “dantesco” di “Storia umana e inumana” (Bompiani) di Giorgio Pressburger; un delitto che irrompe dal passato, in “Ovunque, proteggici” (nottetempo) di Elisa Ruotolo e con il padre in cerca della propria verità di uomo, che si “muove” all’interno de “Il padre infedele” (Bompiani) di Antonio Scurati.
In attesa della proclamazione del vincitore, si scommette sempre più sul “nuovo” che avanza. Chi la spunterà? La risposta, al prossimo 3 luglio.
Roberta De Tomi