Presso il Museo dell’arte della città di Ravenna, dal 21 febbraio al 26 giugno, è in programma la mostra “La seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp da De Chirico a Pistoletto”. L’esposizione, curata da Claudio Spadoni e dalla sua equipe scientifica, comprende una serie di opere di artisti del secolo scorso, come Duchamp, De Chirico, Pistoletto, Picasso, Morandi, tutte accomunate da un unico filo rouge: l’influenza dell’antico all’interno del panorama delle avanguardie. Il Novecento rappresenta per l’arte il secolo dell’innovazione. Fucina di nuove e rivoluzionarie correnti artistiche, questo periodo di rilevanza storica, per via degli eventi che l’hanno contraddistinto, rivoluziona il modo di intendere l’arte e di farla. Sebbene i maestri avanguardisti fossero soliti rompere ogni schema della convenzionalità attraverso le loro opere vengono suggestionati inevitabilmente dalle reminiscenze del passato che ne influenzano poi le scelte stilistiche. Dopo anni di sperimentazioni nella ricerca del nuovo e dell’originale, gli innovatori, a un certo punto della loro vita artistica, non sono riusciti a sottrarsi al fascino dell’antico, di quell’equilibrata classicità pregna di simbolismi e di miti immortali nel tempo, optando per un “ritorno all’ordine”.
La mostra “La seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp da De Chirico a Pistoletto” mira proprio a comprovare come non solo gli artisti più tradizionalisti ispirarono le loro opere ai valori del classicismo, ma anche i grandi maestri futuristi, realisti e surrealisti. Per costoro, colti dal bisogno di ritrovare l’armonia e la purezza compositiva accampata dall’avanguardia, appare pertanto inevitabile un ritorno al classicismo, pur senza allontanarsi dai tratti peculiari della propria corrente artistica di appartenenza. Anche il futurista Carlo Carrà, con il suo sguardo sempre proteso al futuro che imprigiona nell’opera il dinamismo della società moderna, ha rivalutato e recuperato le suggestioni del passato. Il surrealismo, che subentrerà all’avanguardia sulla scena dell’arte moderna, segnerà un’inversione repentina della concezione dell’arte e riporterà in auge i modelli del classicismo accantonati in nome dell’innovazione.
Attraverso la mostra di Ravenna il visitatore potrà instaurare un contatto diretto con l’opera artistica e percepire come evocazioni di modelli del passato fossero presenti anche nelle arti visive del Novecento, in particolare nelle correnti italiane del ritorno all’ordine, quali il Realismo magico (movimento artistico che intesse la realtà con l’elemento magico e surreale); i Valori Plastici (ritorno dei valori nazionali e italici); il “Novecento” di Margherita Sarfatti; la Scuola Metafisica di De Chirico alla ricerca continua di misteriose ed enigmatiche suggestioni ma anche nelle plurime espressioni del Neobarocco della Pop Art a livello europeo e mondiale. Il nuovo diviene quindi contestualizzazione del mito o un’inedita rilettura dell’antico senza necessariamente rompere con il passato. Insomma l’esposizione, motivo di alto fregio culturale per la città di Ravenna, rappresenta un incontro del nuovo con il “vecchio” per cogliere il prezioso contributo di quest’ultimo nella modernità.