Pomigliano Jazz 2016: c’è Richard Galliano

Richard Galliano al Pomigliano Jazz Festival 2016 questa sera, 20 settembre. Ripercorriamo la carriera dell’artista – Richard Galliano e la sua fisarmonica. Il pianoforte, la tromba, il sax… al massimo il contrabbasso: quando si dice jazz generalmente sono questi gli strumenti a cui si pensa immediatamente. Ma vale la pena soffermarsi sul termine “strumenti”, che per l’appunto li classifica come mezzo per svolgere un’attività. Nella fattispecie suonare. E quindi è – o dovrebbe essere – il musicista a prendersi l’occhio di bue, il riflettore. Lui, la sua anima e la sua musica. Premessa necessaria per presentare Richard Galliano e il jazz, il “suo” jazz” suonato con uno strumento che il più delle volte viene associato a generi diversi. Uno strumento molto spesso vittima di pregiudizio che il padre (di origine italiana) gli ha insegnato a suonare fin da bambino. Uno strumento che il pubblico però, a un certo punto, ha iniziato a considerare sorpassato, legato indissolubilmente a generi musicali meno nobili. “Buono solo per musica da sala da ballo, o per musica da metrò” dicevano. Finito. Andato. Uno strumento però in cui Galliano ha dimostrato ben presto di avere ben pochi rivali, e quando, appena quattordicenne, ascoltò un disco del compianto Clifford Brown, decise che poteva e doveva comunque essere usato per suonare ripercorrendo lo stile musicale di quel grande trombettista. I primi anni, inevitabilmente, di gavetta, lo portano a suonare accompagnando grandi artisti del calibro di Aznavour e di Juliette Gréco, arrangiando o componendo per altri o facendo il turnista in sala, ma nel frattempo il jazz restava al centro della sua vita artistica, tanto che riuscì a farsi notare nei circoli jazz francesi a partire dagli anni ’70. E quando la vita di un artista ruota e gravita talmente tanto su un centro, ha un cuore, allora si può pensare che certi incontri diventino inevitabili, come quello che Galliano ebbe con Chet Baker che lo sentì per caso suonare in un locale. Da vero mentore Baker lo invitò a incidere dei pezzi con lui e questo sdoganò, come vero punto di svolta, anche agli occhi di un certo pubblico snob la fisarmonica di Galliano, restituendole senso e dignità.

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Da allora non si contano le collaborazioni eccellenti, prima tra tutte con quello che Richard Galliano riconosce essere un’altra figura essenziale nel suo percorso: Astor Piazzolla. Il grande musicista argentino, autore del neuvo tango, lo invitò a studiare ed approfondire lo stile tradizionale in maniera da poterlo poi reinterpretare in maniera originale. E così Galliano ha fatto, riuscendo mirabilmente a “inventare” un suono diverso per la fisarmonica declinata nel jazz, un suono forte e delicato al tempo stesso, in una parola: nuovo. Lo strumento, così ricco di armoniche è capace di adattarsi al genere come fosse un’orchestra completa, ne accarezza ritmi e stile in maniera del tutto originale. È un suono morbido e luccicante. Ti cattura e ti seduce, senza le spigolosità dissonanti di altri strumenti. Lo conosci ma allo stesso tempo è come se lo sentissi per la prima volta. Come si diceva poc’anzi non si contano le collaborazioni eccellenti. Il piano di Michel Petrucciani, il contrabbasso di Ron Carter, l’armonica di Toots Thielemans, la batteria di Al Foster, la tromba di Baker: la fisarmonica di Galliano ha saputo risaltare di fianco ai giganti e accompagnarli con il suo tocco inequivocabile.

Fino a diventare lui stesso la stella, e permettersi di spaziare anche in stili e generi molto lontani dal “suo” jazz. Basti pensare alle sue riletture di Vivaldi o Bach, apprezzate in maniera trasversale da appassionati di musica classica e… appassionati di Galliano, che ormai ne seguono la carriera in tutto il mondo. O ancora, al modo in cui ha saputo interpretare con uno stile neojazz i grandi classici del cinema di Nino Rota, riscrivendo i temi di pellicole famose opera del compositore de La Strada, Il Padrino, Amarcord. Perché quello che conta, ancora una volta, è l’anima del musicista. La vera molla probabilmente, come spesso accade nella vita, è stato il momento in cui il padre fu costretto a passare alla pianola elettrica e gli disse che il tempo delle fisarmoniche era finito. Forse era così. Quel tempo era davvero finito. Ma la fisarmonica di Richard Galliano ha saputo risorgere dalle ceneri come una fenice. Splendida. Anche Richard Galliano fa parte del ricchissimo programma del Pomigliano Jazz Festival 2016, e con i New Musette Quartet suonerà il 20 settembre, alle ore 20, alle Basiliche Paleocristiane di Cimitile.

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