L’artista campana Pietra Barrasso presenterà al pubblico romano la sua più recente produzione pittorica in una personale in programma il mese prossimo nei prestigiosi spazi espositivi di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma. La mostra, dal titolo “Fasci e scintille di luce”, è curata dal Prof. Marcello Carlino dell’Università La Sapienza e sarà visitabile dal 10 al 21 luglio. L’inaugurazione si svolgerà lunedì 9 luglio alle ore 17.00 presso la Sala Egon von Fürstenberg. L’evento è patrocinato da Provincia di Roma, Regione Lazio, Roma Capitale e Provincia di Avellino.
Pietra Barrasso nasce a Venticano nel 1963, ma dopo pochi anni si sposta a Grottaminarda, dove vive fino al 1992, quando decide di trasferirsi a Roma. La sua attività artistica ha inizio già da giovanissima, portandole negli anni successo di critica, di pubblico e consensi da parte di grandi personalità. Espone in prestigiose gallerie e musei nazionali e internazionali (in particolare negli Stati Uniti), ottenendo ovunque importanti riconoscimenti. Nel 1985 la Presidenza della Regione Campania la incarica di eseguire opere pittoriche in omaggio alle Presidenze delle varie Regioni italiane. Suoi lavori di grandi dimensioni sono presenti alla Camera dei Deputati, presso Ambasciate, Regioni, Comuni e vari Enti Pubblici.
La mostra capitolina sarà per Pietra Barrasso un’importante vetrina per consolidare la propria fama di artista: «Si tratta della mia seconda personale a Roma, la prima la tenni nel 1994. Ho aspettato che mi capitasse un’importante occasione istituzionale e ringrazio la Provincia di Roma di questa opportunità, ma sono felice anche di aver ricevuto l’appoggio della Provincia di Avellino, che ha voluto concedermi il patrocinio».
Pur vivendo a Roma da vent’anni, Pietra Barrasso mantiene un legame costante con la propria terra d’origine: «Ci torno molto di frequente, poiché non riesco a stare a lungo lontana dall’Irpinia. Pur non avendo più uno studio come punto di riferimento lavorativo, ho mantenuto i contatti con la mia famiglia e con gli amici. Quando sono a Roma sento sempre la mancanza di Grottaminarda.” Riguardo ai motivi che l’hanno spinta a trasferirsi a Roma, ci spiega: “Volevo continuare a coltivare il mio amore per l’arte e mettermi a confronto con grandi artisti: opportunità che solo le grandi metropoli ti possono dare. E la mia decisione si è rivelata felice, perché a Roma ho avuto la fortuna di incontrare e frequentare maestri come Orfeo Tamburi, Ernesto Treccani, Aligi Sassu e Antonio Corpora, di cui sono diventata allieva».
La lontananza dall’Irpinia non le ha comunque impedito di conservare quei valori acquisiti in gioventù: «La mia terra mi ha lasciato in eredità un tipo di approccio alla vita che è fatto di sensibilità e amore per le piccole cose, ma anche la carica e la forza tipiche della gente irpina, la voglia di fare e di emergere». Voglia di emergere che non è solo ambizione personale, ma anche ricerca di riscatto da parte di un popolo: «L’obiettivo che mi pongo da sempre, al di là di ogni retorica, bensì con profondo coinvolgimento emotivo, è di portare in alto in Italia e nel mondo l’immagine dell’Irpinia attraverso i suoi colori, che ispirano ogni mia opera, e rendere omaggio a una terra che è spesso messa in disparte e quasi dimenticata».