Immaginate di essere madre di un ventenne, di essere divorziata e di aver lavorato ad alti livelli per molti anni. Avete 45 anni e un lavoro come consulente in comunicazione d’impresa quando vi dicono che ormai per voi non c’è più posto in azienda. La mente vola e la disperazione prende il sopravvento. Questa storia è al centro del libro di Ludovica Amat “60 giorni e finiscono i soldi”, edito da et al. edizioni. Nel libro si alternano la ricerca febbrile di lavoro a rocambolesche soluzioni palliative, riflessioni amare a momenti di autentica pienezza di spirito, brutte sorprese e incontri insperati. Il testo è un viaggio tra emozioni quotidiane e divertenti flashback, macchine in panne e presentazioni in Power Point, amanti improbabili e amici sicuri. Sulla buona e cattiva sorte domina uno sguardo lieve, ironico, talvolta addirittura comico, sull’avvicendarsi degli eventi e sui molti personaggi che animano una vicenda attualissima, tristemente ordinaria e, a suo modo, straordinariamente esemplare. “60 giorni e finiscono i soldi” è un diario, in cui c’è un vero e proprio conto alla rovescia che misura la distanza tra la normalità e lo stato di emergenza con un’unica certezza, cioè la prospettiva di finire i soldi – quelli che servono per vivere – in poche settimane e, in lontananza, l’incubo di non avere più un tetto sotto il quale risiedere.
Ludovica Amat, classe 1964, si occupa di comunicazione aziendale. Ha pubblicato La sindrome della madonna nel 1993 per le Edizioni Millelire. Cagliaritana di antica origine catalana, vive felicemente a Milano dal 1969.