Siena e i suoi angoli nascosti nel libro di Federico Pacini

La recensione del libro “Purtroppo ti amo” di Federico Pacini, talentuoso fotografo. 

Purtroppo ti amo

Periferie abbandonate, pensiline degli autobus vuote, volti anonimi e ritratti in posa, icone religiose svuotate del senso mistico e illuminate al neon, giardini colmi di statue, plastici della città eretti in stanze deserte, vestigia di cinema e slot machine in disuso. Tra antico e moderno, sacro e profano, le istantanee di Federico Pacini ritraggono quello che di Siena non si vede, un’anima nascosta anestetizzata dalla cattiva coscienza, che balugina nel vuoto di imago e simulacri sbiaditi, eppur vivi.

Da un graffito che Pacini ritrova su un muro della città, la scritta lapidaria “purtroppo ti amo”, l’artista edifica un santuario di immanente laicità e accorato lirismo, composto da istantanee diluite nello spazio di una città senza tempo.

Siena3Non un requiem a Siena, devastata dallo scandalo bancario del Monte dei Paschi, ma un’indagine priva dei toni enfatici di denuncia sociale e ricca di vivide suggestioni fotografiche.

Negli scatti contenuti nel volume “Purtroppo ti amo”, edito da Quinlan, l’artista utilizza il filtro di più macchine fotografiche, dalla Leica alla Canon, fino a sfruttare la fotocamera del cellulare per ordire il fine mosaico di immagini evocative.

Una congerie di stili e modelli che, anziché annullare la visione d’insieme, conduce il lettore in quel tempio sensoriale di baudelairiana memoria, in cui “l’uomo vi passa, attraverso foreste di simboli che lo guardano con sguardi familiari”.

Siena come la Parigi del poeta maudit, come la Manhattan di Woody Allen, amata e odiata senza remora alcuna, vicina e lontana. Come scrive Elio Grazioli all’interno del libro, i suoi “tableaux vivants” si costituiscono quali “accostamenti incongrui, di tempi stratificati, di stili e dettagli inspiegabili, che tuttavia stanno insieme e formano una enigmatica metafisica unità”. Una mappa che dello spazio urbano restituisce frammenti colti attraverso lo sguardo che registra il “non visibile” o il “non percepito” dal passeggiatore comune, come dal normale cittadino, attraverso un gioco sottile di rimediazioni: gli scorci periferici scrutati attraverso una foto appesa in una stanza, i riflessi senesi riverberati in uno specchio, la foto della città sotto cui campeggia la scritta “sì, è Siena”, che si intravvede attraverso le smerigliature opache del vetro di una sala d’aspetto, la figura di Papa Francesco dietro un flipper.

Siena2Da qualsiasi angolazione e prospettiva, l’occhio del fotografo coglie visioni della sua terra catturando, spesso attraverso l’abbagliante flash, simboli del disordine global e glocal, della complessità stratificata del reale e del “tempo senza tempo”, non indulgendo a facile nostalgia, anzi, sfiorando, in equilibrio tra levitas e gravitas, l’utopia che fu già di Calvino: “le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”.

Come le parole dello scrittore italiano ambiscono a una ricostruzione del reale, così, le immagini di Pacini compongono una poetica corale e disincantata in un gioco di rifrangenze che colgono il profondo legame con Siena, città “invisibile” a molti, ma non a tutti.

Presentato per la prima volta ad Artissima nel 2013, “Purtroppo ti amo” ha avuto la Menzione d’onore al Premio Hemingway nel 2014 e il suo autore ha all’attivo due medaglie d’argento al Prix de la photographie di Parigi (2010) e all’International Photography awards di New York (2009). La casa editrice Quinlan propone il ricco volume di 128 pagine con cover in cartonato, corredato dai due testi critici di Elio Grazioli e Burk Uzzle nelle due versioni italiano e inglese, per offrire al lettore un’immersione lirica e toccante nella terra senese, periferica e desolata, cruda e genuina, reale e irreale al tempo stesso.

Vincenzo Palermo

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto