“Sognavo l’Africa”, romanzo d’amore e canto poetico

Sognavo l'AfricaPer diventare eroi non c’è bisogno di compiere gesti eclatanti e neppure di brillare attraverso uno schermo o le pagine patinate dei giornali. Esistono eroi “silenziosi”, che lavorano ogni giorno rincorrendo e dedicandosi a un sogno, qualcosa che completa le loro vite, che dà loro l’ossigeno per andare avanti e lasciare una traccia indelebile nel mondo; uomini e donne che usano la voce solo quando strettamente necessario e, facendo sì che ogni parola diventi più potente di qualunque arma e di qualunque bella fotografia. Ce ne sono tante di persone così. Kuki Gallmann, scrittrice e poetessa italiana cittadina keniota dal 1997, è una di queste. Kuki è una donna forte e determinata che ha affrontato grandi tragedie sapendo trarne, ogni volta, preziosi insegnamenti per continuare a lottare e a vivere.

La sua vita e le sue memorie sono contenute in tutti i libri da lei scritti, in special modo nello splendido romanzo “Sognavo l’Africa”, da cui è stato tratto un film con Kim Basinger nel 2000. Il titolo di quest’opera racchiude tutta l’esistenza di Kuki: dall’infanzia a Venezia, giorni fondamentali per la costruzione della sua futura personalità e in cui è già possibile intravedere il disegno di un destino già scritto, fino alla partenza per il Kenya, nel 1972, con il secondo marito, Paolo Gallmann. Kuki ha venticinque anni, un divorzio alle spalle, Emanuele, l’amatissimo figlio nato dal primo matrimonio e un grande sogno d’amore e di libertà che sta per avverarsi

La giovane donna si lascia, così, abbracciare dalla grande Madre Africa e quel Fato appena delineato si compie del tutto, come il canto struggente di una donna Pokot di fronte a uno dei meravigliosi, rossi tramonti africani. L’Africa regala alla sua nuova figlia scoperte, avventure e gioie, ma anche inenarrabili dolori: la morte del marito, nel 1980, a causa di un incidente stradale e quella del figlio, nel 1983, in seguito al morso di una vipera.

A Kuki rimangono due possibilità: tornare in Italia e chiudersi in se stessa, alla ricerca di un vano oblio, oppure rimanere in Africa e trasformare il dolore in nuova linfa vitale. Intraprende la strada più difficile, restare e continuare ad amare il continente che le ha strappato le due persone più care. Insieme alla figlia Sveva, nata dall’unione con Paolo, la scrittrice pone le basi per la nascita della Gallmann Memorial Foundation, ente benefico che si propone di proteggere la natura africana e, in particolar modo, la fauna in continuo pericolo.

Un'immagine del film

La fondazione diviene un centro di studio e di salvaguardia dell’ambiente, richiamando studiosi da tutto il mondo. Nel romanzo “Sognavo l’Africa” Kuki Gallmann ci racconta proprio questo: la sua vita africana, la sua personale rinascita dalle ceneri della morte e della sofferenza, il ricordo indissolubile dell’amore strappato via alla vita, ma non ai pensieri più profondi, la bellezza sfolgorante di una terra davanti alla quale perfino il tempo sembra rallentare, imponendo agli uomini che la abitano ritmi più lenti, quasi inconcepibili per noi europei.

Lo stile è ricercato e armonioso come un’antica melodia africana, eppure lineare, pulito e mai ridondante, perché così è il continente africano: sconvolgente bellezza nella semplicità dei dettagli e delle cose che ci sembrano “normali”, come la pioggia o l’aurora, solo perché non siamo più capaci, nel nostro mondo, di soffermarci a guardarle, riempiendoci gli occhi di ogni sfumatura.

Questo romanzo è davvero un canto d’amore e poesia in cui ogni parola esprime, nonostante tutto, gratitudine verso un mondo complesso, difficilissimo, in un cui convivono realtà diverse e talvolta in conflitto tra loro. L’Africa, nei racconti di Kuki Gallmann, va capita, quasi “interpretata” come fosse un idioma sconosciuto ai più e che si lascia decifrare solo a chi tiene la mente e il cuore aperti. L’ostilità dell’ambiente selvaggio non è che un’apparenza in grado di scoraggiare chiunque si avvicini con superficialità.

L’Africa, però, è anche guerre sanguinose in nome del denaro e della ricchezza. Nel suo libro Kuki ci parla proprio del traffico illegale d’avorio e delle stragi compiute dai bracconieri sugli elefanti e anche sui rinoceronti, in quest’ultimo caso per accaparrarsi il corno che, una volta polverizzato, secondo alcuni, avrebbe proprietà curative e per cui si arriva a pagare migliaia di dollari.

La scrittrice è impegnata da anni nella lotta al bracconaggio e numerosi sono stati i suoi appelli, le richieste di aiuto che dovremmo ascoltare di più, perché l’Africa non è una sorta di universo parallelo; fa parte del nostro mondo e della nostra cultura di esseri umani. Lo aveva capito Karen Blixen, altra eroina silenziosa e piuttosto solitaria che, come la Gallmann, parlava attraverso la penna. Ora è nostro dovere dimostrare che i loro insegnamenti non sono andati perduti, perché le emozionanti pagine di “Sognavo L’Africa”, come anche di un altro capolavoro, “La mia Africa”, sono destinate a uscire dagli scaffali di una libreria per entrare nel cuore di ogni lettore.

Francesca Rossi

 

Il Libro

 Titolo: Sognavo l’Africa

Autore: Kuki Gallmann

Casa editrice: Mondadori

Pagine: 342

Prezzo: 8,50 euro

Anno di pubblicazione: 1993

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