La recensione del libro “Non abbiate paura di me”, scritto da Tatanka (Clemente Russo) con Boris Sollazzo. La biografia si apre con le parole di Roberto Saviano.
Che cosa hanno in comune Roberto Saviano, il giornalista autore di Gomorra sotto scorta dal 2006 per aver denunciato, con nomi e cognomi, in una manifestazione a Casal di Principe alcuni esponenti della malavita locale, e Clemente Russo, il pugile Argento Olimpico? A prima vista, guardandoli di sfuggita, poco e niente se non quell’accento che ammette la loro origine campana.
Ma addentrandosi nelle loro vite, nelle loro biografie conosciute realmente solo in parte dal grande pubblico, entrambi lottano: il primo a suon di parole e il secondo sui ring di tutto il mondo, in nome della loro terra che allo stesso tempo li ammira, spesso da lontano, e ha paura di loro e della mancata omertà che li contraddistingue… della loro ostinazione che li ha portati a “emergere nonostante un territorio ostile”, come ammette lo stesso scrittore nella lunga intervista con il giornalista Boris Sollazzo, coautore (con Russo) del libro “Non abbiate paura di me”, edito da Fandango.
Le parole di Roberto Saviano aprono una biografia semplice e intensa, che è la narrazione in prima persona della vita di un uomo, Clemente Russo, la cui forza non è solo fisica ma anche, e soprattutto, morale. Tatanka deve il nome, con il quale i suoi fan lo chiamano, proprio all’amico Saviano che ha parlato di lui, e di altri pugili provenienti da luoghi in cui le leggi della Camorra contano molto di più di quelle dello Stato, in un articolo scritto in occasione delle Olimpiadi di Pechino nel 2008 e poi romanzato e pubblicato nella raccolta La bellezza e l’inferno (Mondadori 2009). Il racconto “Tatanka scatenato” è anche divenuto un film, con la regia di Giuseppe Gagliardi.
Ma Tatanka, nome che per i pellerossa vuol dire bisonte, molto prima di essere un uomo di spettacolarità sportive è stato un ragazzo dalle umilissime origini che si è avvicinato alla boxe per curare il suo corpo in sovrappeso, per sfogarsi e soprattutto per stare lontano da quelle frequentazioni che in un posto come Marcianise possono in un secondo rendere sbagliato un destino.
L’infanzia, i primi pugni, le prime vittorie, la grande delusione dell’argento olimpico che doveva essere oro: in Non abbiate paura di me Clemente Russo parla senza remore della sua vita. Il libro è un lungo dialogo a cuore aperto con il lettore, il quale a sua volta ha la percezione di leggere ma anche di ascoltare le avventure di un uomo che ce l’ha fatta, che è un esempio e che nonostante i suoi 91 chili di muscoli, il suo viso taurino e il suo sguardo duro non è altro che un concentrato di forza e dolcezza la cui Stella Polare rimane, nonostante la fama, la propria famiglia.
Non abbiate paura di me è il racconto di un’alternativa possibile alla malavita ma anche dei dolori propri di un’esistenza, di un atleta – che malgrado gli infortuni continua a puntare al suo obiettivo -, di un padre preoccupato per le sue figlie, di un marito premuroso, di un figlio di cui essere orgogliosi e di un personaggio che è diventato noto al grande pubblico grazie al piccolo schermo ma che dalla televisione non è stato fagocitato. È la storia di un uomo che dalla sua terra se n’è andato per poi ritornarci con lo scopo di aiutare – attraverso la palestra che porta il suo soprannome – tutti i ragazzi che sono ancora lì dando loro qualcosa che in certi vicoli di terra del sud è sinonimo di speranza ed è merce rara da trovare: la possibilità di scegliere.
Clemente Russo, con l’aiuto della convincente e sempre eccelsa penna di Boris Sollazzo, consegna ai suoi ammiratori, ma anche a chi l’ha sempre guardato con superiorità, un racconto puro e deciso, il cui punto, che segna la conclusione, non è sinonimo di fine perché Tatanka ha come obiettivo essere il portabandiera alle Olimpiadi di Rio nel 2016 per poi vincerle. E, quindi, la storia continua, oltre e al di fuori delle pagine. Nella vita.
Sandra Martone