Umberto Eco: ‘Quale verità?’ – Recensione del libro
Le parole non sono solo suoni. Ogni parola ha un suo significato specifico e quindi andrebbe usata con estrema attenzione. Sicuramente a incidere sul nostro stato d’animo è il modo con cui interpretiamo una parola, nell’ambito di una frase, anche in base al tono con cui quel termine viene pronunciato, oltre che al linguaggio non verbale. Lo sapeva bene Umberto Eco che ci ha lasciato sulle parole molti scritti.
Di quale verità?
Umberto Eco scriveva in un articolo del 1969 – riferendosi alle parole utilizzate sui Media in rapporto ad alcune notizie – che dovrebbero interessarci le parole e non i fatti. Questo scritto di Eco si trova nel libro Quale verità? Mentire, fingere, nascondere (La Nave di Teseo. Lo trovi qui). Nel volume sono raccolti diciassette articoli scritti da Eco tra il 1969 e il 2013, alcuni redatti per la rubrica La bustina di Minerva che uscì sull’ultima pagina de L’Espresso tra il 1985 e il 2016. La raccolta è lungimirante perché affronta tematiche oggi molto attuali, in una chiave semantica e soprattutto semiologica, quindi prestando attenzione alla significazione, ovvero alla relazione che c’è tra un segno (in questo caso le parole) e un significato.
“Il giornalista non ha dovere di obiettività, ha dovere di testimonianza”. Umberto Eco.
La percezione che ho avuto leggendo questo piccolo volume è che i Media ci condizionino costantemente manipolando le nostre vite come se l’opinione pubblica fosse incapace di intendere e di volere. Lo fanno in maniera alquanto subdola ed estremamente efficace. In verità siamo tutti soggetti a distorsioni cognitive che ci fanno incappare in frasi fatte, luoghi comuni, stereotipi.
L’obiettività non esiste…
Umberto Eco sosteneva che l’obiettività non esiste, perché nel mondo accadono tanti fatti ma chi stabilisce cosa sia notiziabile e cosa non lo sia? Una notizia talvolta viene usata per oscurarne un’altra e quindi bisognerebbe sempre chiedersi a chi stia giovando quella notizia. La verità è un’illusione, perché, “ogni notizia – scriveva Eco – è prospettica, ogni discorso è selettivo e questo basta a rendere l’obiettività un puro mito”. Secondo lo scrittore de Il nome della rosa e di altri capolavori, bisogna approdare a un atteggiamento critico per smascherare le varie strategie retoriche di mistificazione.
La sindrome del complotto
In verità – si legge in questo libro – non esistono complotti universali. Anche se è pur vero che “ogni colpo di Stato sino al giorno prima era un complotto”. Bisogna dire che “si complotta per dare la scalata a un’azienda rastrellandone a poco a poco le azioni o per mettere una bomba sulla metropolitana”. Ma la sindrome del complotto, per Eco, è tutt’altra storia, perché a dire del grande scrittore si tratta dell’idea di un complotto universale, per cui tutti o quasi gli eventi della Storia sono mossi da un potere unico e misterioso che agisce nell’ombra per realizzare un disegno oscuro.
Molto attuale…
Insomma, questo libro apre a più spunti di riflessione, assumendo la caratteristica di un vero e proprio monito per la società contemporanea. Molti di questi articoli sono un invito a usare il discernimento, soprattutto sui social quando si tratta di parole che, a seconda dell’uso che ne facciamo, potrebbero danneggiare un’altra persona. Anche perché, come suggerisce Eco, il concetto di verità è molto complesso. Bisognerebbe sempre domandarsi in nome di quale verità si decide di offendere ed aggredire un’altra persona sui social. Maria Ianniciello