Nel celebre “Sogni” (foto in alto, a sinistra) il pittore Vittorio Corcos ritrasse una donna (Elena Vecchi) che sembrava inquieta, moderna e che evidentemente amava leggere. I suoi occhi erano sicuri ma anche sognanti. Il ritratto fu molto apprezzato dai critici perché esso era innovativo, tanto da diventare una delle immagini simbolo della Belle Époque.
Il quadro, custodito presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma, sarà dal 6 settembre e fino al 14 dicembre al centro di una mostra su Vittorio Corcos e sui sogni della Belle Époque. In esposizione cento opere, alcune inedite, del pittore, nato a Livorno nel 1859 e scomparso a Firenze nel 1933. La sede è il Palazzo Zabarella di Padova, dove è stata allestita anche l’esposizione di Giuseppe De Nittis, amico di Corcos. Il pittore livornese visse tra Parigi e Firenze, città dove si stabilì dal 1887 con la moglie, Emma Ciabatti, non prima di essersi convertito al Cristianesimo (lui professava la religione ebraica).
Parigi, come si noterà nella prima sezione della mostra di Padova, lo condizionò molto, come del resto anche Napoli, città nella quale voleva stabilirsi, ma su consiglio di Domenico Morelli si recò oltralpe. Le amicizie con personalità importanti (uno su tutti Giosuè Carducci), il legame con la capitale francese – evidente in tante opere e soprattutto ne “Le Istitutrici ai Campi Elisi”, realizzato nel 1892 – e le vacanze a Castiglioncello sono al centro di una rassegna che rende omaggio a uno dei più importanti ritrattisti italiani dell’epoca (e non solo), i cui soggetti sono ritratti per quel che vorrebbero essere e non per quel che in realtà sono. Una pittura, come sostennero i critici del tempo, particolareggiata nonché dolce e liscia come la seta.