Vivere insieme è il futuro, questo il tema dell’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Sarajevo dove, dopo la guerra del 1992-1995, cattolici, serbo-ortodossi, musulmani ed ebrei si ritroveranno insieme per pregare, discutere e trovare una via al dialogo interreligioso. Da oggi, 9 settembre, all’11 settembre 2012 la Comunità di Sant’Egidio promuove insieme alla Comunità Islamica in Bosnia e Erzegovina, alla Chiesa Serbo-Ortodossa, all’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e alla Comunità Ebraica l’incontro mondiale per la Pace Living Together is the Future. Religioni e Culture in Dialogo.
Il summit si è aperto questa mattina con la celebrazione ortodossa presso l’Islamic Faculty Hall (Fakultet islamskih nauka) di Sarajevo dove, questo pomeriggio, ci sarà l’apertura dell’assemblea. Alla liturgia presieduta dal cardinal Vinko Pulic nella cattedrale del Sacro cuore, al centro della Città Vecchia, partecipa per la prima volta il Patriarca serbo-ortodosso Irinej. Un segno sorprendente, che parla di riconciliazione nel profondo. Interviene alla fine della liturgia il patriarca Irinej: «Saluto Sarajevo dove vivono, oltre noi ortodossi, anche cattolici, musulmani, ebrei, come un popolo che porta il volto di Dio dentro di sé- ha detto il patriarca – Il nostro dovere è baciare ogni persona nella quale si riflette il volto di Dio. Dobbiamo amare anche i nostri nemici. Questo può chi porta Gesù dentro di sé. E’ passato molto tempo dalle divisioni fra cristiani, ma la casa divisa – ha detto Irinej – è destinata a distruggersi. Questo ci chiede di essere più vicini».
Ha poi lanciato il suo appello: «A tutti quelli che hanno la libertà di continuare l’opera di Dio e ai rappresentanti delle diverse chiese e religioni, a tutti i responsabili faccio un appello: che Sarajevo non rimanga senza i cristiani. Così possiamo salvare quello che abbiamo ereditato e lo lasciarlo alle generazioni che verranno». Nel nostro tempo « valori umani sono spinti alla periferia e altre cose hanno preso il posto della fede, ma il Cristianesimo chiede amore per i vicini e per i lontani, anche per quelli che non sono cristiani. E’ questo che ci dà la caratteristica di essere cristiani, è l’essenza. Sentiamo che nella nostra vita abbiamo il dovere di vivere così».
Questo incontro segna una prima volta dopo la guerra di venti anni fa e parla di riconciliazione nel profondo: alla liturgia celebrata ieri, alla vigilia dei lavori, nella cattedrale cattolica dal cardinale Vinko Puljic è intervenuto il patriarca della Chiesa Serba ortodossa, Irinej, con un’ampia delegazione della Chiesa ortodossa serba. «Dio non fa preferenze», ha sottolineato Puljic, portando il suo saluto nell’omelia come quello di «uno che ha vissuto ed è sopravvissuto a una guerra brutale. Molte disgrazie hanno colpito le persone di questo paese. Oggi preghiamo perché il Signore guarisca tutte le ferite».
«Non voglio soffermarmi sui momenti bui – ha spiegato Puljic – La preghiera è stata forza per sopportare gli orrori della guerra, però adesso sempre di più si stende la nuvola della disperazione. Ecco perché è importante che da questa città parta il grande messaggio di speranza, il messaggio di energia positiva, che dice: le diversità non sono uno svantaggio ma una risorsa». Da questa diversità, infatti, nasce il bisogno di «costruire un mondo in cui nella convivenza e nella tolleranza si possa sperare in un futuro migliore… Siamo consapevoli di non essere i padroni di noi stessi… facciamo parte di una grande famiglia». Sono segni e parole di una consapevolezza che si allarga, che si acquisisce in questa terra ferita, che non vuole rinunciare ad essere simbolo di convivenza. Oggi, nella giornata inaugurale, verrà consegnata la Haggadah di Sarajevo a Oded Wiener, rappresentante del mondo ebraico in qualità di Direttore generale del Gran Rabbinato di Israele. Atteso il messaggio di del Papa Benedetto XVI.