Giuseppe Zigaina e Pier Paolo Pasolini, l’uno pittore, l’altro il genio che amava la pittura. Due artisti e amici sinceri, anzi, usando le parole stesse di Pasolini “ontologici l’uno per l’altro”, nonché sodali nel concepire l’arte e quindi la vita stessa. A Torino in cinquanta opere, 12 delle quali firmate da Pier Paolo Pasolini, si ricostruisce l’essenza di questo rapporto. Al Museo Regionale di Scienze Naturali sarà infatti allestista la mostra Zigaina e Pasolini – Quando l’arte non può diventare moda, un grande progetto culturale che arriva dopo le edizioni dedicate a Hans Hartung e Mattia Moreni
Nei soggetti di Zigaina, legati fin dal principio alla realtà della laguna di Grado, sono sempre vive le osservazioni dei terreni, dei boschetti lungo gli argini delle ceppaie, dei gelsi, dei vigneti e dei girasoli. Il suo realismo, caratterizzato da una forte carica espressionista, si evolve, anzi, si trasforma metamorficamente in un linguaggio sempre più visionario, liberandosi progressivamente dalle modalità di rappresentazione figurativa e spaziale. L’esperienza pittorica di Pasolini appartiene, invece, indissolubilmente alla sua multiforme e vitale forma espressiva. E’ parte del suo percorso, anche se quello meno conosciuto dal pubblico. Dichiara inoltre Zigaina: «Ha sempre dipinto da poeta… Fin da quando l’ho conosciuto nell’immediato dopoguerra ha sempre sperimentato le più strane tecniche pittoriche, adoperando e mescolando tra loro i materiali più strani…»
Dobbiamo a Zigaina la decifrazione più esaustiva dell’opera di Pasolini: egli è riuscito a rivelare aspetti inediti dell’opera-vita dell’artista, come la tesi dell’organizzazione meticolosa della sua morte, decifrando il linguaggio criptico delle sue opere. Questo lavoro di ricerca è stato molto apprezzato in Germania, tanto da far conseguire a Giuseppe Zigaina l’alta onorificenza di Accademico di Germania (mentre in Italia la stessa teoria è molto osteggiata da una gran parte di intellettuali e accademici).
Giuseppe Zigaina conosce Pier Paolo Pasolini nel 1946, con il quale instaura un rapporto cardine d’amicizia e di collaborazione, proseguito fino alla tragica scomparsa dello scrittore e ancora oltre, grazie ai saggi critici dedicati alla sua opera. Nel 1949 collabora con 13 disegni al libro di poesie Dov’è la mia patria, edito da Academiuta di Casarsa. È Pasolini che nel 1955, in occasione della personale romana del pittore alla Galleria del Pincio, dedica a Zigaina il poemetto Quadri friulani, poi apparso nella raccolta Le ceneri di Gramsci, Milano 1957. Nel 1968 Zigaina collabora al film di P. P. Pasolini Teorema; nel 1971 a Decameron. Del 1978 è lo studio di Zigaina: Pasolini e la morte: mito alchimia e semantica del nulla lucente. Scrive ancora Pasolini tra enigma e profezia. Pubblica nel 1992 Pasolini e l’abiura; nel 1995 Hostia: trilogia della morte di P.P. Pasolini e la raccolta di racconti autobiografici Verso la laguna. Marsilio pubblica il pamphlet Un’idea di stile: uno stilo, opera riassuntiva degli studi su Pasolini.
La rassegna unisce pittura, disegno, disabilità, letteratura, cinema (tramite la Rassegna cinematografica pasoliniana presso il Cineteatro Baretti di Torino) ed il teatro. Esordirà, infatti, lo spettacolo Ruppeppè, che il drammaturgo e teatrante torinese Dino Mascia, insieme alla sua Compagnia, metterà in scena in concomitanza con l’esposizione pittorica. Il protagonista dello spettacolo, enigmatico e provocatore, è liberamente ispirato alla figura di Pasolini.