Il diavolo veste Prada andrà in onda questa sera, 5 marzo 2020, su Canale 5, in prima serata. Di seguito la recensione e la trama.
Quando è uscito nelle sale Il diavolo veste Prada – che oggi è diventato un cult per gli amanti della Moda – non esistevano le influencers, né le fashion blogger. Infatti, il giro d’affari che c’è oggi dietro a un post, pubblicato su Instagram dalla Ferragni e dalle sue colleghe, era inimmaginabile nel 2006.
Infatti, l’anno in cui Miranda Priestly (la spregiudicata direttrice di Runway) è apparsa sul grande schermo le ragazzine non sognavano di fare le influencers, bensì di calcare le passerelle e alcune di scrivere su una prestigiosa rivista fashion.
Andrea Sachs (Anne Hathaway) invece aspira a tutt’altro ma le risorse umane la spediscono tra le grinfie di Miranda (Meryl Streep) che la mette a dura prova dimostrandole che per far carriera in qualsiasi settore servono tanta determinazione e un costante spirito di sacrificio, soprattutto se sei una donna. E inoltre le fa capire, tra le righe, che spesso devi ridimensionare gli affetti allargando la tua visione.
Il diavolo veste Prada. Recensione di un film unico nel suo genere
Di film del genere nel 2006 non ne erano usciti tanti. Il diavolo veste Prada è, quindi, unico nel suo genere: ogni dettaglio è ben curato, l’ambiente è elegante e Meryl Streep è straordinaria.
La macchina da presa di David Frankel – che ha diretto film come Collateral Beauty e prima ancora Io & Marley – si muove sinuosa portandoci tra le braccia della straordinaria Miranda che si mostra in tutte le sue sfaccettature, alternando momenti di rara tenerezza a diaboliche trovate.
Il tutto per mettere in difficoltà la ‘povera’ Andrea che si adatta cambiando letteralmente pelle e trasformandosi in un’assistente raffinata, puntuale e a dir poco meticolosa. La ragazza abbandona così le gonne retrò e i maglioni da scolaretta per indossare capi di lusso.
Una commedia brillante…
Il diavolo veste Prada è una commedia brillante che anche nell’epoca delle influencers continua ad affascinare. Il film nello specifico ci insegna ad accettare le sfide della vita ma è anche preciso nel farci conoscere il dietro le quinte di una realtà di cartapesta, come quella della Moda.
I pasti saltati di Emily (Emily Blunt), pur entrare nella fatidica taglia trentotto, e il culto di una bellezza patinata, non autentica, per la quale si fanno follie ponendo l’apparire al di sopra dell’essere, sono una costante in tutto il film.
Perché l’esteriorità in questo contesto conta molto più dell’interiorità, anche quando bisogna fare i conti con i sentimenti, i legami e una stima profonda come quella che nutre Nigel (Stanley Tucci) per Miranda.
Un suggerimento…
Per questo film – che ottenne un clamoroso successo al box office – Meryl Streep ebbe un Golden Globe e una nominations agli Oscar. La pellicola è tratta dal libro di Lauren Weisberger che trovate qui.
Se vi piace la Moda vi consiglio il più datato Colazione da Tiffany, un grande cult. Ambientato – come Il diavolo veste Prada – a New York, per costumi e scenografia (ma non solo) è intramontabile. (Marica Movie and Books)