ANNA FUCÀ, L’ARCHITETTURA DIVENTA MODA

 

L’architettura è un’arte. Usa una tecnica per generare un’emozione, e lo fa con un linguaggio suo specifico, fatto di spazio, di proporzioni, di luce, di materia (la materia per un architetto è come il suono per un musicista, o le parole per un poeta). Renzo Piano

Esiste un nesso naturale e originario tra l’architettura e la moda che si concretizza nella questione delle forme, e nello scambio continuo tra le due espressioni artistiche. La moda è architettura quando dà una struttura ai gusti e alle tendenze, le cattura e, come abile architetto, dà loro forma e visibilità. L’architettura è moda perché vetrina del tempo che passa e  delle “mode” che investono spazi e persone. Moda da un lato e architettura dall’altro, dunque, intercettano il cambiamento e lo mostrano: l’una lo fa «vestendo corpi», l’altra costruendo luoghi.

Nel 2006 una mostra al Centre for Architecture di New York dal titolo «The Fashion of Architecture: Constructing the Architecture of Fashion» metteva in luce come fosse simile il lavoro di certi architetti e quello di certi stilisti. Faceva vedere come l’architettura utilizzasse da sempre tecniche rubate alla sartoria (il drappeggio o la stiratura), e così la moda alla statica o alla scienza delle costruzioni. L’esposizione illustrava come la forma spirale andasse bene per disegnare una gonna e una scala e che gli edifici potessero essere gonfiabili come reggiseni.

In Italia abbiamo avuto lo splendido esempio di Gianfranco Ferré che come altri stilisti, ad esempio, Roberto Capucci e Tom Ford, ha seguito per anni un percorso personale a cavallo tra la moda e l’architettura. Le sue creazioni erano in armonia tra i vari mondi del design, dell’ arte e della cultura. Ed in questo la moda restava il mezzo espressivo preferito,  sempre a cavallo tra rigore e fantasia, secondo metodi di vera e propria progettualità.

Ed è proprio il concetto di “progettazione della moda” ad ispirare il lavoro e le creazioni di Anna Fucà una giovane creatrice siciliana, che da qualche anno ha intrapreso un percorso creativo personale realizzando abiti di alta qualità. Laureatasi in architettura in una delle città più belle del mondo, Firenze, Anna da sempre coltiva la passione per  la moda e l’alta sartoria; cosi nel 2010  nell’Oltrarno fiorentino, affascinante culla di un artigianato di lusso, nasce l’Atelier Anna Fucà. In questo contesto elegante e raffinato, Anna offre alla propria clientela i fondamenti della tradizione sartoriale e del design contemporaneo per realizzare abiti unici e personalizzati.

Le sue creazioni parlano ad un pubblico che ricerca l’eleganza, la cura dei dettagli e la straordinaria esclusività di un abito unico destinato a non passare inosservato.

L’abito sartoriale realizzato su misura è concepito come un incantevole oggetto dei desideri, una creazione unica ed irripetibile dall’impeccabile vestibilità. «L’abito è uno straordinario mezzo espressivo, uno strumento formidabile per la manifestazione della propria personalità, del proprio carattere, persino del proprio umore».

 Il suo essere architetto è una parte fondamentale della sua personalità e si ritrova nella ricerca continua di suggestioni ed emozioni, in un linguaggio di segni e forme, di colori e materiali da esplorare continuamente. La cura dei dettagli e la scelta dei tessuti migliori sono alla base delle sue creazioni destinate a chi vuole riscoprire un’eleganza che non passa inosservata sia nella quotidianità che nelle occasioni importanti.

La creazione dell’abito  segue le tipiche fasi di lavorazione dell’alta sartoria, dalla realizzazione del cartamodello fino alla prima prova in tela per modellare addosso al cliente l’ abito e la correzione della tela nel laboratorio per una seconda prova. Inoltre come un vero e proprio quaderno di cantiere la consegna del lavoro è corredato di un book fotografico che illustra le varie fasi di lavorazione e realizzazione.

La cura di ogni aspetto della produzione dell’abito, rende il lavoro Anna Fucà una consulenza   completa che va oltre l’aspetto sartoriale e invade il campo dell’intimità cosi come capita all’architetto quando è chiamato a progettare lo spazio intimo di un’abitazione.

Ada Faretra

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