Chi mi segue da un po’ sa che dall’inizio della gravidanza sto dedicando molto spazio ad articoli sul maternage. Attraversando questa fase in prima persona, sto cercando di dare il mio personale contributo partendo – come accennato – dalla mia esperienza individuale. In questa sede, dunque, mi preme affrontare un argomento alquanto delicato, ancora oggi oggetto di molti tabù. Mi riferisco a quello stato di instabilità a cui le neomamme possono andare incontro: il Baby Blues. Questa normale condizione psicofisica arriva ad interessare sino all’80 per cento delle mamme e si distingue dalla depressione post partum sia per durata che per sintomatologia. Quest’ultima, infatti, è una vera e propria patologia che va adeguatamente curata.
In questo primo articolo mi occupo di Baby Blues, mentre nel prossimo scriverò di depressione post partum che – sebbene vada curata rivolgendosi a medici specializzati in psichiatria, con un percorso integrato di psicoterapia (gli approcci e le scuole di pensiero sono diverse) – si può risolvere in un modo più naturale con un approccio integrato, magari attraverso tecniche combinate compresa l’aromaterapia, da effettuare sempre con l’ausilio di esperti.
Il Baby Blues al contrario non richiede particolari cure mediche perché è una fase transitoria che in genere dura sino a dieci giorni dal parto e che si risolve spontaneamente. I sintomi sono vari e vanno dalle crisi di pianto agli sbalzi di umore, dalla stanchezza a una lieve insonnia. La causa va ricercata negli sbalzi ormonali e dal punto di vista psicosomatico nell’enorme cambiamento dello stile di vita. Nasce un bimbo e contemporaneamente viene al mondo anche una mamma. In questa fase il cervello femminile si destruttura e si struttura per agevolare il percorso che porta alla maternità. Essere madri è infatti un vero e proprio viaggio che dura una vita.
Non si diventa mamme dall’oggi al domani; e per quanto la parte più istintiva (quella animale) del cervello possa agevolare la donna la neocorteccia (l’area dell’encefalo deputata alla logica e alla razionalità) in genere rende artificioso l’intero processo complicandolo. In questa fase della vita la gravidanza è ormai un ricordo e gli ormoni sono altalenanti. La gestazione è uno dei momenti più creativi e il parto (naturale o cesareo) è comunque una fatica. Dare alla luce (sia simbolicamente creando un’opera d’arte e sia letteralmente con la nascita di un figlio) implica fatica e soprattutto genera delle emozioni nuove. La figlia diventa mamma (per la prima o per la seconda o terza volta poco importa). Il processo richiede partecipazione e talvolta spinge la neomamma ad affrontare situazioni psicologiche ed emotive antiche e non risolte, magari lasciate in bilico, che potrebbero ripresentarsi dopo il parto.
L’aromaterapia è un valido aiuto per il Baby Blues. Con l’ausilio degli oli essenziali, come bergamotto, neroli, lavanda vera, ylang ylang, arancio dolce e mandarino, la neomamma si sente accudita e sostenuta. In modo particolare Ylang Ylang dona sostegno e fiducia alla donna che in questo momento potrebbe sentirsi sola, a prescindere se ha aiuto o meno. Ci si può sentire soli talvolta anche in mezzo a una moltitudine di persone. Come usare gli oli essenziali? Le essenze si possono utilizzare sia in lampada per aromi e sia per massaggi aromatici (nota bene: le essenze non vanno mai applicate pure sulla pelle). Per diffusione potete fare così: mettete nel diffusore per aromi 6 gocce di olio essenziale di Ylang Ylang, 3 gocce di Neroli e 3 gocce di Arancio dolce. Il Neroli ha un costo medio-alto, se non si può sostenere la spesa sostituirlo con l’olio essenziale di lavanda vera nella stessa quantità. Dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista pubblicista